Nel Regno Unito una come Virginia Raggi sarebbe una politica conservatrice. Un giudizio netto, quello dato dall’Economist lo scorso 14 marzo, in una lunga analisi nella quale si prevedeva una grande affermazione della trenasettenne avvocata del Movimento Cinque Stelle a Roma. E ora che il suo successo finale al ballottaggio dipende dalla capacità che avrà di attirare il voto moderato e di destra, chissà quanto benedirà il fatto che in tutta questa campagna elettorale non le sia mai scappata di bocca una sola cosa anche lontanamente di sinistra. Unica eccezione, si dirà, quella battaglia sull’Acea con la volontà di mandare a casa il management attuale. Ma anche qui l’ex praticante dello studio Previti ha utilizzato poco gli slogan sull’acqua pubblica, preferendo invece calcare la mano sulla cattiva gestione della municipalizzata. Ma è su immigrazione, sicurezza e famiglia che la Raggi si gioca la partita, oltre che sull’onestà personale, che però, specie a Roma, non è assolutamente faccenda di destra o di sinistra, come dimostra Mafia Capitale.
MEZZA RUSPA – Al primo turno la giovane mamma che ama vestire in nero ha conquistato il 35,2%, staccando di 10 punti il democrat Roberto Giachetti. Giorgia Meloni, sostenuta da Matteo Salvini, ha preso un 20,6% che a questo punto vale oro. Specie dopo che il leader della Lega Nord ha detto pubblicamente: “A Roma voterei la Raggi. Proviamo questi grillini”. Cosa non si fa per fare un dispetto a Matteo Renzi, hanno pensato in molti, ma se uno guarda al personaggio Raggi capisce che per un elettore di destra il sacrificio è minimo. Salvini si è “innamorato” di lei ai primi di marzo, quando la vide a Porta a Porta affrontare il tema dei campi nomadi con queste parole: “I Rom sono un’emergenza che dura da 20 anni. Ogni anno si spendono 24 milioni per mantenerli in situazione di degrado e per mantenere persone che potrebbero lavorare. Questo non è accettabile. I campi Rom vanno superati e servono accertamenti patrimoniali”. Ruspe a parte, la stessa impostazione di Salvini.
AGENTI OVUNQUE – La candidata di Grillo ha puntato molto anche sulla sicurezza, parola che è risuonata praticamente in tutte le sue incursioni nei vari quartieri. La sua ricetta prevede illuminazione pubblica a tappeto, un totale ripensamento della polizia locale, il coordinamento delle varie forze dell’ordine per la prevenzione della criminalità e il presidio sistematico di tutte le stazioni della metro. E quando è andata al Pigneto, quartiere pasoliniano oggetto da anni di un massiccio tentativo di recupero, una Raggi in versione sceriffo ha promesso ad artigiani e commercianti di ripulire la zona da racket e spaccio. Infine, c’è il tema del rapporto con i cattolici e le autorità vaticane, che ancora qualche voto lo spostano, specie se dall’altra parte c’è un ex pannelliano come Giachetti.
Qui l’avvocata era partita con un mezzo passo falso come la promessa di far pagarel’Imu alla Chiesa (cosa su cui sono per altro d’accordo anche molti cattolici), ma poi sull’argomento ha taciuto. Di sicuro c’è che sottolinea appena può di essere cattolica praticante, promette continuamente più fondi per scuole e asili in nome del sostegno alla famiglia, è contrarissima alla maternità surrogata e sulle adozioni per le coppie omosessuali preferiesce che a esprimersi siano gli italiani con un referendum. Neppure il voto gay, si è giocata.