La leader di Fratelli d’Italia riesce a stupirci sempre quando si tratta di solidarietà. Un giorno sì e l’altro pure Giorgia Meloni fa la guerra al Reddito di cittadinanza – universalmente riconosciuto come lo strumento che ha contribuito a ridurre la povertà assoluta – ma poi, quasi per rispondere a un comandamento dell’anima, si ricorda dei bisognosi.
Eravamo nel pieno della pandemia – marzo 2020 ai tempi del governo Conte – quando la Meloni propose di accreditare con un click sul conto corrente di chi ne facesse richiesta (e ne avesse necessità) 1000 euro. Dai 1000 euro siamo passati al nulla. Da Cernobbio, a settembre di quest’anno, la Meloni, ai limiti della violenza verbale, si è spinta a definire il Reddito di cittadinanza “metadone di Stato” (leggi l’articolo). Oggi come se nulla fosse compie una nuova inversione di marcia ai limiti della disonestà intellettuale.
CAMBIO CULTURALE. Secondo la nostra parlamentare, la rivoluzione nel sostegno a chi è inabile al lavoro, ai “poveri”, passa da un cambio culturale rispetto alla filosofia che ha ispirato il sussidio dei pentastellati. In realtà è soltanto un’operazione di maquillage semantico. Illustrando la valanga (785) di emendamenti presentati da FdI alla Manovra, la Meloni si sofferma su quello che abolisce il Reddito di cittadinanza. “Che è una misura pensata male. Uno Stato giusto non mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può lavorare. Questa cosa la fa uno Stato folle. Il Reddito di cittadinanza – dimostratosi un disincentivo al lavoro – va abolito”, esordisce.
Da qui la proposta di destinare le risorse stanziate per il Reddito in parte a strumenti ad hoc finalizzati all’assunzione di chi può lavorare, in parte a sostegno di chi non può lavorare. La nuova misura a supporto dei bisognosi e non occupabili, secondo il vocabolario di FdI, si chiamerebbe appunto “Assegno di solidarietà”. Una misura – si legge nelle simpatiche slide che contengono gli emendamenti di Fratelli d’Italia – che “intende sostenere quei nuclei familiari con almeno un componente ultrasessantenne, minore o disabile: ovvero persone che, per la propria condizione, non siano ‘abili’ per il mondo del lavoro”. Tra i requisiti ci sarebbe l’essere privi di reddito familiare nei sei mesi antecedenti la richiesta del beneficio; dichiarare un valore dell’Isee corrente inferiore ad euro 15.000; essere cittadino italiano o di altro Stato membro dell’Ue e almeno 10 anni di residenza in Italia.
DISONESTA’. Secondo la Meloni si tratta di un cambio di paradigma radicale rispetto a quello sotteso al Reddito di cittadinanza del M5S che sarebbe stato sfruttato in termini di consenso dal momento che “si fa più cassa elettorale se si dice ‘vi do 780 euro a tutti’”. Una frase che, però, non trova riscontro non solo nelle somme effettivamente percepite per il Reddito di cittadinanza – 577 euro in media per famiglia, non per individuo, al mese – ma che verrebbe superata anche dalle cifre cui aspira l’assegno meloniano. Il cui importo sarebbe di 400 euro mensili, “aumentati di 250 euro per ogni ulteriore componente il nucleo familiare ultrasessantenne, minore o disabile”.
E ancora. La Meloni non sa, o peggio finge di non sapere, che solo un terzo circa di tutti i beneficiari del Reddito di cittadinanza sono occupabili. Per il resto di tratta di minori, invalidi, anziani. Ma questo non conta. Il Reddito di cittadinanza, poiché targato M5S, va abbattuto. Poi può rinascere sotto mentite spoglie ed essere ribattezzato con nomi di fantasia come “Assegno di solidarietà”.