“Favori alle lobby e agli evasori: è la Manovra delle mele marce”. Parla il capogruppo di Avs nella commissione Bilancio della Camera, Grimaldi

“Sono tornati ai tagli lineari e rifiutano ogni intervento fiscale di equità. Da una parte i ricchi e dall’altra i poveri”.

“Favori alle lobby e agli evasori: è la Manovra delle mele marce”. Parla il capogruppo di Avs nella commissione Bilancio della Camera, Grimaldi

Marco Grimaldi, capogruppo di AVS nella commissione Bilancio della Camera, lei l’ha definita la “Finanziaria delle mele marce”. Ci spiega perché?
“Era un gioco di parole riferito alle tante mance che contiene. Tra cui questo fondo mancia che verrà svuotato domani (oggi, ndr) con gli ordini del giorno. Per noi è un atto incredibile che si utilizzi impropriamente una discussione, come quella degli ordini del giorno, per ricambiare la Finanziaria con magari micro-finanziamenti, laddove mi sembrava chiaro che non dovessero esserci interventi particolaristici per la scuola tal dei tali o per una fondazione qualsiasi”.

Come giudica il metodo con cui la legge di Bilancio è arrivata nell’Aula della Camera – semideserta peraltro – ieri mattina?
“Un mix di cinismo e sciatteria. Cinismo perché c’è anche una regia dietro il fatto di iniziare così presto a fare una Finanziaria per poi arrivare all’ultimo a depositare un maxi-emendamento, che tra le altre cose presentava una sovra-copertura di 100 milioni in più di cui non si erano accorti. E questo come lo spieghiamo ai ricercatori precari a cui si è detto che non c’erano risorse per stabilizzarli? E in parte siamo riusciti noi, con i nostri fondi parlamentari, a stabilizzarne una fetta laddove si poteva estendere la platea a tutti gli idonei alle graduatorie”.

È davvero una Manovra che fa contenti i pescatori e gli operai, come disse il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti?
“Ma quale manovra per i pescatori e per gli operai! Questa è una manovra per grandi lobby- a partire da quella delle armi – e – mi faccia dire – evasori seriali. Sono tornati ai tagli lineari e continuano a rifiutare ogni intervento fiscale redistributivo e di equità. La Commissione bilancio ha bocciato i nostri due emendamenti sulla patrimoniale, ma noi lo diciamo: non ci fermeremo mai. È una politica che parla a tanti e a tutti, tranne a quell’1 per cento che credo dovrebbe anch’esso iniziare a dire che deve restituire qualcosa, perché in questo Paese continuano a crescere i super ricchi da un lato e la povertà assoluta e il lavoro povero dall’altro. E basta con questa storia dei sacrifici. Le banche vivono di prestiti e anche questa volta li hanno fatti facendo finta di fare sacrifici incredibili. Una delle cose più importanti è che non è vero che in Italia stanno tutti bene. Quelli che stanno meglio non contribuiscono a sufficienza all’interesse generale del Paese e in più neanche a quello della propria impresa. La gran parte delle aziende reinveste solo il 20% degli utili nella ricerca e nell’innovazione”.

Alla fine Matteo Salvini è riuscito a strappare altre risorse per il Ponte sullo Stretto dai fondi destinati alla manutenzione delle strade.
“Una vera beffa. Salvini sembra che fa il ministro per precettare i lavoratori e per il Ponte. Per tutto il resto, che sia trasporto pubblico locale o altre infrastrutture strategiche, non è di suo interesse. C’è un buco peraltro sul Ponte nel 2027. Una cifra zero come a dire: alla fine di questo mandato se volete che io vada avanti devo tornare. Una minaccia sotto traccia oppure un trampolino. Se per un anno smetti di finanziarlo diventa, concedetemi l’ironia, un trampolino sul mare”.

Il governo ha dichiarato guerra ai bonus, ma forse intendeva solo quelli degli altri perché per il resto mi pare ne abbia introdotti a sufficienza.
“Credo che per la prima volta gli avevamo dato ragione, basta bonus, servono politiche per la ristrutturazione edilizia, per la crescita, per la famiglia. E invece niente: ancora una volta hanno tradito annunci e promesse”.

L’occupazione cresce ma grazie al lavoro sottopagato, precario.
“Siamo al ventunesimo mese consecutivo di calo della produzione industriale. A trainare l’occupazione sono i settori a più basso valore aggiunto, senza innovazione, con salari da fame e alta precarietà. Gli unici settori che reggono sono turismo, ristorazione che presentano larghe sacche di lavoro precario. Già, perché la carbonara va a 12 euro, ma per quei camerieri o per quelli che faranno poi le pulizie alla fine di quel lavoro il salario è sempre di 5,4 o 6 euro; ma sarà normale? Il governo è contro il salario minimo legale, ma cosa rispondiamo al 54 per cento dei contratti collettivi nazionali fermi, scaduti, e il 100 per cento di quelli pubblici?”.

Voi avete presentato ieri la proposta sul salario minimo.
“Non molliamo. È una promessa nei confronti degli italiani. Perché abbiamo un’enorme emergenza salariale con gli stipendi bloccati da trent’anni. Serve un meccanismo di indicizzazione dei salari anche in presenza di datori di lavoro che non rinnovano i contratti”.