Di Fausto Billon
L’industria italiana continua a perdere colpi, nonostante l’ottimismo onnipresente della politica italiana che vorrebbe dipingere una situazione ben diversa della nostra economia. Secondo l’Istat il fatturato del nostro secondo settore a maggio è sceso dell’1,0% rispetto ad aprile, segnando il secondo ribasso congiunturale consecutivo. Resta invece positivo su base annua anche se appena sopra lo zero, con un incremento dello 0,1%.
Made in Italy in crisi
Il dato più sconfortante è quello sull’andamento del Made in Italy. Le perfomance peggiori registrate dall’Istat sono proprio quelle provenienti dai mercati esteri. Per quanto riguarda gli ordinativi totali, l’Istituto di Statistica ha rilevato una flessione congiunturale del 2,1%, con una diminuzione del 4,5% degli ordinativi esteri e dello 0,2% di quelli interni. Nell’ultimo anno, pertanto, si è avuta una diminuzione del 2,5% dell’indice grezzo degli ordinativi. L’incremento più di rilievo si è avuto nella fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+15,0%), mentre la flessione maggiore si è avuta nella realizzazione di macchinari e attrezzature (-13,6%).
Il calo del fatturato
Andiamo ora a vedere più nel dettaglio i dati riguardanti il calo del fatturato realizzato dalla nostra industria. Come si è detto a maggio c’è stata una diminuzione del fatturato dell’1,0% rispetto ad aprile. Si sono registrate flessioni sia sul mercato estero che su quello interno (pari, rispettivamente, al -1,9% e al -0,6%). Nell’ultimo trimestre l’indice complessivo è diminuito dello 0,7% rispetto a quello dei tre mesi precedenti (-0,8% per il fatturato estero e -0,7% per quello interno). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di maggio 2013), il fatturato totale è cresciuto in termini tendenziali dello 0,1%, con un incremento dello 0,1% sul mercato interno ed una flessione dello 0,1% su quello estero. Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano diminuzioni congiunturali per i beni di consumo (-1,7%), i beni strumentali (-1,2%) e i beni intermedi (-1,0%), mentre l’energia segna un incremento (+2,7%). L’indice grezzo del fatturato cala, in termini tendenziali, del 3,1%: il contributo più ampio a tale flessione deriva dalla componente interna dei beni intermedi. Per il fatturato, limitatamente al comparto manifatturiero, l’incremento tendenziale più rilevante si registra nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+6,0%), mentre la diminuzione più ampia riguarda la fabbricazione di prodotti chimici (-5,4%).
Gli effetti sui mercati
La diffusione dei dati sull’industria italiana da parte dell’Istat ha prodotto, come era ampiamente preventivabile, un effetto domino sull’andamento dei titoli quotati a Piazza Affari. Subito dopo la pubblicazione del rapporto l’indice Ftse Mib ha, infatti, perso l’1,06% a 20.516 punti. Un trend peggiorato nell’arco della giornata, tanto che la Borsa di Milano, all’esito della sessione, si è attestata come la maglia nera d’Europa. L’indice Ftse Mib ha chiuso con un calo dell’1,48%. Oltre al calo di fatturato e di ordinativi riguardanti il nostro settore industriale sul trend negativo di Piazza Affari, e in generale, delle borse europee pesano anche l’allarme lanciato dalla Bundesbank sul periodo di stagnazione verso cui si starebbe avviando l’economia tedesca (Francoforte ha chiuso le contrattazioni con un -1,1%) e le tensioni geopolitiche. In particolare l’aggravarsi della crisi in Medioriente e le notizie riguardanti la vicenda del boeing abbattuto giovedì scorso in Ucraina, con il vicendevole scambio di accuse tra i governi di Mosca e Kiev sulle responsabilità dell’accaduto.