Dopo tanti massacri, è dura capire come finirà l’eterna crisi israelo-palestinese. Quale potrebbe essere la soluzione?
Elio Morra
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Gentile lettore, se vuole sapere come finirà la crisi che ci accompagna dal 1947, quando l’Onu autorizzò la nascita di uno Stato ebraico e uno Stato palestinese (quest’ultimo mai sorto), ritengo che l’unica via sarebbe la creazione appunto di uno Stato palestinese. Se invece chiede come finirà l’attuale crisi di Gaza, posso constatare che Putin sta emergendo come un possibile mediatore. Mosca ha storicamente saldi legami coi palestinesi e Putin ha un’ottima intesa con Netanyahu. Se andasse così, finirebbe la tragica farsa di un’America che da 76 anni fa l’arbitro ma gioca nella squadra israeliana. Hamas è favorevole a un ruolo di Mosca. Abu Mazen, capo dell’’altra fazione palestinese, l’Olp, andrà a giorni al Cremlino. Mosca parla con tutti i Paesi dell’area. Il problema, al solito, è l’America, che farà di tutto per impedire l’operazione russa, così come nel marzo 2022 impedì un accordo di pace già raggiunto tra Kiev e Mosca. È un capitolo accuratamente nascosto dai giornali occidentali: su un documento intitolato “Trattato per la neutralità dell’Ucraina e sue garanzie di sicurezza” misero la firma tutti i membri della delegazione di Kiev. Ma all’ultimo minuto gli Usa convinsero Zelensky a non firmare. Comunque vada, rimane il fatto che un grande pezzo del mondo, il Medio Oriente, si sta spostando dal polo occidentale al polo euroasiatico Russia-Cina, due paesi tra i quali non c’è un trattato politico o militare, ma c’è un rapporto di armonia e reciproca necessità.
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