È sempre così. Ci sono situazioni in cui conviene stare zitti piuttosto che alzarsi in piedi, gridare allo scandalo e, come se non bastasse, sventolare pure un cedolino. Perché il risultato è dare l’immagine – al di là se non era questo l’intento – di chi piange miseria. E non è proprio il massimo se si è onorevoli da una vita e se nel frattempo (anche se a farlo è stata un’altra fazione politica) è stato anche abolito il Reddito di cittadinanza. Fatto sta che ieri Piero Fassino, alzandosi in piedi dal suo scranno, ha detto, svnetolando la sua busta paga: “L’indennità che ciascun deputato percepisce ogni mese dalla Camera è di 4.718 euro al mese. Si tratta certamente di una buona indennità, ma non è certamente uno stipendio d’oro”, ha detto il deputato Pd prima di annunciare la sua astensione sul bilancio interno di Montecitorio.
Il deputato il Pd Piero Fassino lamenta uno stipendio di “soli” 4.718 euro. Ma dimentica rimborsi e diaria per oltre 7mila euro
Giusto? Ni. Nel senso che se è vero che lo stipendio è quello (parliamo di netto, perchè sul lordo si viaggia intorno ai 10mila euro), il buon Fassino non ha menzionato le altre entrate di cui ogni deputato gode. Ai deputati è riconosciuta una diaria, pari a 3.503 euro al mese. E poi un rimborso spese per l’esercizio del mandato pari ad altri 3.690 euro (che per la metà non dev’essere neanche rendicontato, altra follia). E poi le spese di trasporto: 3.323,70 euro ogni tre mesi. E poi un altro rimborso forfetario delle spese telefoniche da 3.098,74 a 1.200 euro annui; assistenza sanitaria e, dulcis in fundo, un assegno di fine mandato. Insomma, altro che soli 4.718 euro. Meglio star zitti, caro Fassino.