Per finanziare buona parte della Manovra il governo, alle prese con una crescita asfittica, intende aggrapparsi al deficit. Stefano Fassina, economista ed ex viceministro dell’Economia del governo Letta, oggi presidente dell’associazione Patria e Costituzione, che ne pensa?
“Siamo in una fase di rallentamento dell’economia italiana ed europea. Da noi, il secondo trimestre si è chiuso con una contrazione dello 0,4% rispetto al primo. Le previsioni per la Germania, per il 2023, sono di netta recessione. La politica monetaria pesa sempre di più su investimenti delle imprese e consumi delle famiglie. Inoltre, la stretta brutale attuata da Francoforte, innalza la spesa per interessi per gli Stati e riduce, a parità di deficit, gli spazi di finanza pubblica. In tale contesto, una politica di bilancio pro-ciclica, ossia la conferma o la riduzione del deficit previsto nel Def di aprile scorso, avrebbe aggravato le condizioni dell’economia reale, quindi avrebbe innalzato il rapporto tra debito pubblico e Pil. Un po’ più di deficit rispetto alle previsioni è ragionevole ed utile. Ma a condizione che sia il risultato di maggior spesa corrente a sostegno delle famiglie più in difficoltà e non ulteriore allargamento dell’evasione fiscale. Il Governo Meloni e, in particolare, il segretario della Lega, dovrebbero dire la verità agli italiani, invece di cercare capri espiatori: gli spazi di manovra sono risicatissimi, sostanzialmente inesistenti se promuovi l’evasione fiscale”.
Per far leva sul deficit il governo dovrà anche convincere l’Europa. Secondo alcuni retroscena l’esecutivo sarebbe pronto a dire sì alla ratifica del Mes in cambio del via libera al nuovo sforamento. Quale la sua opinione in merito?
“Sarebbe un grave errore di prospettiva. Al punto in cui siamo, la decisione sul Mes non va barattata per qualche decimale di deficit in più per il 2024, ma va posta sul tavolo della revisione del Patto di Stabilità e Crescita. La proposta della Commissione su quest’ultimo non cambia sostanzialmente nulla. È vero che le regole sospese nel 2020 a causa del Covid sono formalmente molto più stringenti, ma è altrettanto vero che, in quanto irrealistiche, sono state sempre derogate attraverso la scappatoia dei ‘fattori rilevanti’. Continuo a ritenere la modifica del Mes negativa e molto pericolosa per uno Stato ad elevato debito pubblico come l’Italia. La sua ratifica dovrebbe almeno portare allo scorporo di parte della spesa per investimenti dai parametri di valutazione dei conti pubblici e ad una politica monetaria coerente con la maggiore necessità di finanziamenti”.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che la politica monetaria restrittiva della Bce è riuscita solo a rallentare la crescita. E per un paese indebitato come l’Italia il rialzo dei tassi significa avere a disposizione “14-15 miliardi in meno”. È d’accordo?
“È una relazione algebrica: l’aumento della spesa per interessi è conseguenza meccanica della politica restrittiva della Bce. A parità di deficit, sottrae risorse al bilancio dello Stato. Siamo in un quadro assurdo: un’economia di guerra, una profonda transizione geo-politica con riflessi strutturali sulle catene del valore, sui prezzi e sulla rotta mercantilista dell’eurozona, ma le due principali leve della politica economica -la politica monetaria e la politica di bilancio- tirano in direzioni opposte”.
La caccia alle risorse, oltre al deficit, per finanziare la manovra rimane difficile. E spuntano richieste di condoni. L’ultimo che è diventato legge è quello sugli scontrini.
“È vergognoso sul piano morale e stupido sul piano economico. I condoni, ma sono sufficienti anche i messaggi di Palazzo Chigi, come definire le tasse ‘pizzo di Stato’, le parole della Presidente del Consiglio a Catania in campagna elettorale, allargano l’evasione, quindi aggravano il deficit ed il debito pubblico. Il Governo deve stare molto attento, cammina sul filo di un rasoio: le agenzie di rating nelle prossime settimane si pronunceranno sull’Italia. La prima sarà Moody’s che già valuta il debito italiano al livello minimo per investirci”.
Dove si potrebbero recuperare fondi?
“Innanzitutto, non si dovrebbero perdere quelli che ci sono. Mi riferisco, insisto, all’allargamento dell’evasione attraverso i condoni divenuti quasi mensili. Mi riferisco anche ai finanziamenti a tassi agevolati del Pnrr”.
E quali sarebbero i capitoli da finanziare?
“Il potere d’acquisto di lavoratori e lavoratrici più in difficoltà: la conferma della riduzione del cuneo fiscale a favore dei salari è giusta. Ma si deve intervenire anche per i disoccupati: il taglio del Reddito di Cittadinanza, in un contesto di impennata dei prezzi, in particolare per beni di prima necessità, avrà ripercussioni drammatiche. Poi, ovviamente, c’è la Sanità. Infine, ma è aspetto decisivo, dati i ristrettissimi margini di finanza pubblica non soltanto per il 2024 ma per un lunghissimo periodo, vanno tolti dall’agenda i provvedimenti di aggravio delle disuguaglianze sociali e di ulteriore divergenza nella qualità e nell’accesso ai servizi pubblici fondamentali come scuola e Sanità: l’autonomia differenziata va archiviata. Ancora ieri la Cei, con il suo Segretario Generale Mons Baturi, ha giustamente richiamato l’attenzione dei decisori politici sugli effetti del disegno di Legge in discussione al Senato”.
Ritornando un attimo ai fronti aperti dell’Italia in Europa come può pensare il governo di ottenere condizioni di favore nella revisione del Patto di stabilità se continua a fare guerra a Bruxelles e a Stati come la Germania a cui la Lega rimprovera di usare i migranti come 80 anni fa il regime nazista usava l’esercito?
“Non può funzionare la schizofrenia quotidiana. Non c’è soltanto il problema della Lega. Anche la Presidente del Consiglio deve decidere che fare: se fa campagna elettorale per Vox, poi è difficile che Pedro Sanchez, se diventa premier, sia ben disposto nei confronti del governo italiano. Qui non si tratta di inseguire miraggi federalisti. Qui, si tratta della consapevolezza che, senza patti con gli Stati chiave, innanzitutto Germania e Francia, l’Italia non ce la fa”.