“I numeri dicono che ovunque, persino in Lombardia, la curva è in ribasso. Soprattutto per quanto riguarda i ricoveri, che sono i dati che contano. Qualche quota di rischio va presa, altrimenti non riapriremmo mai: bisogna mandare i dati a Roma e tenersi pronti a restringere qualcosa che abbiamo riaperto”. E’ quanto ha detto a Omnibus il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. “Mi pare che dopo il 4 maggio la curva abbia continuato a scendere. Dobbiamo fare di tutto – ha aggiunto il governatore emiliano – per invitare le persone ad avere comportamenti responsabili”.
“Il passaporto sanitario – ha aggiunto Bonaccini – è ingestibile e impraticabile. Il nostro è un paese diverso, fatto di tante componenti con regioni così differenti, sia per diffusione del virus che per colore politico, ma mi sembra che la pandemia sia stata gestita bene nonostante la situazione drammatica. Se a questo Paese arrivassero oltre 30 miliardi di euro senza condizionalità da poter investire sul sistema sanitario sarebbero da prendere l’altro ieri, non dopodomani. Non so se sia meglio farlo col Mes o meno, ma il paese ha bisogno di denaro pubblico per la sanità”.
“Non può esserci ripartenza” senza il Mezzogiorno, ha detto ancora il presidente della Regione Emilia-Romagna, ma il Nord produttivo “ha bisogno di risposte veloci e dunque urgenti”. “La fase dell’emergenza – ha spiegato ancora Bonaccini – quando devi chiudere perché c’è un dramma sanitario, è più facile da far accettare ai cittadini e da spiegare. La fase della ripartenza economica, dopo una botta e una recessione come quella che arriverà, è più difficile perché gli interessi in gioco sono migliaia e tutti quanti hanno diritto ad avere una risposta per la parte che rappresentano”.
Il Governo, ha aggiunto, “deve pensare a tutto il Paese: non può esserci ripartenza se il Mezzogiorno non viene portato insieme al resto del Paese. Però non si dimentichi che il Nord, dove risiede una parte rilevante, circa la metà del Pil italiano e la parte più produttiva, ha bisogno di risposte veloci e dunque urgenti. Abbiamo bisogno di un piano di politica industriale da un lato e di un gigantesco piano di investimenti pubblici dall’altro”.