Abbiamo la data: il conclave per l’elezione del successore di Bergoglio si aprirà il 7 maggio. Il numero massimo di cardinali elettori è stabilito in 120 anche se al momento gli aventi diritto al voto sono 135. Per tutti è fatto divieto di utilizzare qualsiasi dispositivo o mettersi in contatto con l’esterno.
È solo al termine del giuramento – che si conclude con la frase “extra omnes” (fuori tutti) – che prende il via ufficialmente il conclave, con la chiusura a chiave della porta di accesso alla cappella Sistina e l’avvio delle operazioni di voto.
Il 7 maggio si terrà una sola votazione nel pomeriggio mentre nei giorni successivi saranno quattro in totale, due la mattina e due il pomeriggio. Una volta scritto il nome sulla scheda sotto la frase ‘Eligo in Summum Pontificem’, ogni singolo cardinale elettore si avvia verso l’altare con la scheda piegata e ben visibile. La mette su un piatto d’argento poggiato su un’urna e poi la lascia scivolare all’interno. Una volta conclusa la sessione di voto, i primi due scrutatori aprono e leggono in silenzio il nome scritto sulla scheda, mentre il terzo pronuncia il nome.
Dall’extra omnes alla fumata: le tappe del conclave
Le schede vengono forate e legate insieme, per essere poi bruciate all’interno della stufa. Nel caso di mancata elezione verrà aggiunta una miscela che colorerà il fumo di nero. In caso contrario, invece, il decano si rivolge al candidato eletto per chiedergli se accetta o meno l’incarico e quale sarà il nome scelto, ma questo solo se il nome ha ottenuto i due terzi dei suffragi.
Solo allora verranno bruciate le schede aggiungendo il colorante bianco che annuncerà dal comignolo della cappella Sistina l’elezione del nuovo Papa. Solo al termine si procede alla vestizione nella cosiddetta ‘stanza delle lacrime’ nella sagrestia della cappella Sistina.
Toccherà poi al cardinale protodiacono dare l’annuncio dell’elezione dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, dalla quale successivamente si affaccerà il nuovo Papa per la benedizione Urbi et Orbi.
La mappatura dei cardinali elettori
L’Europa conta 53 porporati, l’Asia 23, l’Africa 18, l’America del Sud 17, quella del Centro 4, l’America del Nord 16 e l’Oceania 4. Diverse le estrazioni e le culture di riferimento, le età, le esperienze vissute, vari i papi da cui sono stati nominati (108 da Papa Francesco, 22 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II) e soprattutto non sempre coincidenti le posizioni sui grandi temi che interesseranno la Chiesa cattolica (dalla sinodalità all’apertura a donne, dalla revisione del celibato sacerdotale dai rapporti con la Cina) ma anche su quelli sociali (migranti, guerre, nuove forme di famiglia).
A fare i conti alla buona – in uno scenario molto semplicisticamente schematizzato in blocchi continentali – i conservatori avrebbero da far pesare 74 voti (18 dall’Africa, 16 dall’America del Nord, 27 da metà Europa, 11 da metà Asia, 2 da metà Oceania); i progressisti invece arriverebbero a 61 (17 del Sud America, 4 del Centro America, 26 da metà Europa, 2 da metà Oceania, 12 da metà Asia).
Il numero magico per eleggere il nuovo Papa è 90
Per essere eletto subito, un candidato deve ottenere in Conclave almeno i due terzi dei voti dei cardinali elettori presenti e votanti: è quindi 90 il “numero magico” (se partecipano tutti e 135 e tutti votano) da raggiungere per diventare il nuovo Papa.
A presiedere il Conclave sarà il cardinale Pietro Parolin, 70 anni, già Segretario di Stato con Papa Francesco. Tre i ‘papabili’ italiani secondo i vaticanisti: lo stesso Parolin, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa. Tra i non italiani, nel ‘totonomine’, spiccano i nomi di Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, di Jean-Marc Aveline (arcivescovo di Marsiglia) e di Luis Antonio Gokim Tagle, proprefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, creato cardinale nel 2012 da Papa Benedetto XVI.