I fondi contro la fame nel mondo sono finiti nel ventre di Palazzo Chigi. Fermi da tempo, nonostante le ripetute promesse di sbloccarli. Nel 2014, infatti, erano stati messi a disposizione 6 milioni e 716mila euro per finanziare i progetti approvati dopo la valutazione di una commissione, attingendo all’8 per mille Irpef destinato alla diretta gestione statale. Un’iniziativa lodevole per cercare di aiutare le aree più in difficoltà nel mondo. Peccato, però, che a distanza di tempo quelle risorse siano sparite nel nulla. L’iter sembrava chiuso nel febbraio 2016, quando un decreto della presidenza del Consiglio aveva indicato i 40 progetti, presentati da varie organizzazioni non governative (ong), ammessi a ricevere il contributo. Le ong, letta la graduatoria, si sono subito attivate per far partire i programmi, che richiedono spesso tempestività, nella consapevolezza di avere una copertura pubblica. Insomma si sono esposte ad affrontare le spese.
Chi aspetta i rimborsi – Il problema non è di poco conto. Qualche numero aiuta a comprendere l’entità della cosa. Tra i beneficiari c’è l’associazione Soomaaliya di Torino che aspetta la bellezza di 404mila euro per le popolazioni somale colpite dalla siccità e costrette alla fuga dalla guerra civile. Ma attende 260mila euro pure l’associazione Persone come Noi, impegnata in un’iniziativa per garantire le coltivazioni nelle zone più povere della Bolivia, così come l’Associazione Mani Tese che con 276mila euro ha un programma per combattere la malnutrizione in Sud Sudan, altro Paese martoriato da un conflitto. Le ong hanno chiesto delucidazioni, ricevendo delle rassicurazioni. Che sono arrivate dagli uffici, salvo poi non tramutarsi in fatti. E dire che nel frattempo il Governo si è spinto per il futuro a garantire aumenti su questi capitoli di spesa. Un cambio di passo che non ha portato però allo sblocco delle vecchie risorse.
Progetti avviati – Eppure il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha provveduto a completare le procedure di sua competenza. La palla è passata così a Palazzo Chigi. Ed è lì che i fondi sono stati avvolti nella nebbia. Tanto che la deputata del Partito democratico, Lia Quartapelle, ha depositato un’interrogazione alla Camera per avere aggiornamenti sulla situazione e per smuovere le acque, affinché “nel più breve tempo possibile” avvenga “la corresponsione di quanto dovuto per l’anno 2014”, si legge nel documento. “Le ong hanno diritto a quelle risorse: è giusto chiarire il motivo di questa lentezza. Eppure c’è un impegno dell’Italia sul fronte della cooperazione internazionale, al netto del fatto che le organizzazioni si sono esposte, spendendo dei soldi in attesa dei rimborsi”, spiega a La Notizia la parlamentare dem. “In questi giorni la comunità internazionale ha lanciato un nuovo allarme della carestia in Somalia. Senza dimenticare il cambiamento climatico, che fa sentire i suoi effetti in particolare nel Corno d’Africa e nel Sahel”.