Blitz fallito. L’ultimo tentativo di Forza Italia di bloccare la riforma della prescrizione sbatte contro il muro della maggioranza in commissione Giustizia al Senato. Dove il partito di Silvio Berlusconi – uno che di prescrizione se ne intende – aveva proposto di rinviare al 2022 l’entrata in vigore della norma contenuta nello Spazzacorrotti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che blocca il decorso dei termini – salvando i processi – dopo la sentenza di primo grado. Proposta respinta 12 voti contro 11 dall’Ufficio di presidenza della commissione.
Insomma, un epilogo che assomiglia tanto al remake del film andato in onda a Montecitorio qualche settimana fa, quando la stessa sorte era toccata alla richiesta dell’azzurro, Enrico Costa, di assegnare l’iter d’urgenza alla sua proposta di legge per disinnescare lo stop alla prescrizione. Che, a questo punto, a meno di improbabili colpi di scena, entrerà in vigore, come previsto, allo scoccare del 2020.
LEGGE SACROSANTA. E, malgrado le nefaste previsioni del Centrodestra, senza nessun cataclisma. “Non è vero che il primo gennaio si scatena un’apocalisse processuale. è un’enfatizzazione che non ha fondamento”, ha tagliato corto ieri il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz (nella foto), audito in commissione Giustizia a Montecitorio. “Oggi non si giustifica né il differimento né l’abrogazione di questa norma – ha chiarito il numero uno del sindacato delle toghe -. La riforma immaginata dal ministro Bonafede va in una direzione condivisibile”. Anche perché, gli effetti della riforma “si produrranno nel futuro”. Per questo, ha assicurato Poniz, “c’è il tempo di introdurre le altre misure processuali e ordinamentali che anche l’Anm ha immaginato”. Ma non è tutto.
L’interruzione definitiva della prescrizione dopo la sentenza di primo grado eviterebbe “un uso improprio” di questo istituto ma anche “delle impugnazioni e del processo”, ha aggiunto il leader dell’Anm. Ricordando pure che “negli altri ordinamenti del mondo non si conosce un situazione come la nostra”. Una vera e propria “patologia che va eliminata dal nostro sistema”. Poniz ha definito “nobili” alcune delle argomentazioni dell’avvocatura contro la riforma. Ma dire, come fanno i penalisti, che con questo intervento si arriverà all’“imputato per sempre” è un’“enfatizzazione”. Così come, affermando che i processi dureranno di più perché il magistrato non avrà più il pungolo della prescrizione si dà del processo un’immagine caricaturale.
TEMPI CERTI. D’altra parte, ha assicurato Poniz, ogni magistrato “ha una deontologia, oltre alla consapevolezza che nei processi ci sono le vite delle persone”. C’è bisogno di un’altra riforma della giustizia? “È un’opinione che condividiamo. Tra le proposte che abbiamo già indicato in passato ci sono delle linee direttrici: l’anticipazione alle indagini del momento centrale del processo accusatorio, sottraendo impegno al dibattimento che non è in grado di tollerare i numeri, magari anche incentivando l’utilizzo dei riti alternativi, e poi lavorare per il potenziamento dell’appello”.
Insomma, la benedizione delle toghe – sebbene condizionata – da un lato e la maggioranza giallorossa dall’atra che tiene a freno – almeno per ora – i tentativi del Centrodestra di affossare la riforma Bonafede sulla prescrizione. D’altra parte, “le parole del presidente dell’Anm non lasciano alcun dubbio, semmai ce ne fossero stati”, ha rimarcato il capogruppo M5S in commissione Giustizia a Montecitorio, Devis Dori. Una riforma che anzi “va nella giusta direzione”. Ma sulla quale manca ora l’ultimo delicato passaggio: la riforma che accorci a i tempi del processo penale per chiudere definitivamente il cerchio.