Si esaspera la faida in Forza Italia. A farsi portavoce dei malumori che percorrono gli ambienti forzisti è il neovicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Il deputato si è scagliato contro l’atteggiamento di Giorgia Meloni e ha contestato i “tripli incarichi” di Antonio Tajani e di Annamaria Bernini.
Faida in Forza Italia: il malumore per il “tradimento” di Giorgia Meloni non si placa
Era opinione comune che il ruolo di mina vagante capace di compromettere la stabilità del Governo Meloni fosse da attribuire al leader della Lega Matteo Salvini. Eppure, nel post elezioni, il quadro è progressivamente e radicalmente mutato. Con il trascorrere dei giorni, mentre Salvini è apparso sempre più defilato e ha scelto di giocare la sua partita lontano dai riflettori, a compromettere gli equilibri già precari della sgangherata coalizione di Centrodestra è stato Silvio Berlusconi. Una rapida escalation quella del Cav. Dalla spasmodica difesa della sua fedelissima Licia Ronzulli per la quale rivendicava un ministero a tutti i costi alla scelta dei forzisti di non votare Ignazio La Russa al Senato, dagli appunti che demolivano l’alleata e premier Giorgia Meloni agli audio rubati diffusi da LaPresse con i quali ha compromesso il posizionamento europeista e atlantista del nuovo esecutivo e la nomina di Antonio Tajani a ministro degli Esteri, Berlusconi si è dato da fare per fomentare attriti all’interno di Forza Italia e della coalizione intera.
Le tensioni nel partito non si sono placate neppure dopo il giuramento del Governo Meloni di sabato 22 ottobre e la cerimonia della campanella di domenica 23 a seguito della quale il nuovo esecutivo si è ufficialmente insediato, ribadendo di essere “pronto” a risollevare le sorti dell’Italia.
Mulè dice no ai “tripli incarichi” e attacca i neoministri Tajani e Bernini: “Lascino le cariche nel partito”
Il Governo è fatto. Ma lo strappo tra FI e il presidente del Consiglio Meloni persiste. A farsi portavoce dei malumori che persisto tra i forzisti rispetto all’esecutivo è stato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Il politico ha ribadito che la spaccatura avvenuta durante le trattative per formare l’esecutivo ha provocato “disappunto” nel partito del Cav per “l’atteggiamento di Giorgia Meloni”.
In un’intervista rilasciata a la Repubblica, l’ex direttore di Panorama ha spiegato che il malumore esistente in FI nei confronti del nuovo premier è stato esternato anche da Berlusconi “quando ha posto la questione del condizionale e non dell’imperativo da usare nel dialogo fra alleati”.
Inoltre, se Mulè chiede di rilanciare il partito superando “frizioni e fazioni” ribadendo che “non è più il tempo di recriminare né di cercare vendette”, è certo che le tensioni tra le correnti che fanno capo rispettivamente ad Antonio Tajani e a Licia Ronzulli sono ancora dirompenti.
A questo proposito, il vicedirettore alla Camera ha affermato: “Una giusta riflessione l’ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. E lo stesso vale per la neo-ministra Bernini, che è vicecoordinatrice del partito”.