La stampa chiamata da un artista come Fedez per annunciare la fuga dalla Siae non poteva non attirare una grande attenzione mediatica. Gli ingredienti c’erano tutti: il personaggio musicale di rottura, un monopolio mal digerito come quello dei diritti d’autore e soprattutto la Siae, un ente da molti sentito come un carrozzone pubblico. Un grido di libertà che per una strana coincidenza arriva proprio mentre il Parlamento è alle battute decisive sul recepimento della direttiva europea Barnier con cui si sancisce l’apertura del mercato dei diritti d’autore. Sul tappeto ci sono tanti soldi, ma soprattutto la sopravvivenza di migliaia di artisti, a partire da quei generi musicali come la lirica, dove raccogliere i diritti costa più di quanto si incassa. Per questo la battaglia, anche politica, ha visto un inatteso ripensamento del ministro della Cultura, Dario Franceschini, partito a passo di carica contro il monopolio della Siae e poi tornato sui suoi passi. Con qualche ragione, visto che molti Paesi guardano con invidia l’Italia e la rete con cui si proteggono non solo le star dagli incassi milionari, ma migliaia di compositori e musicisti. Un dettaglio di cui Fedez non ha minimamente parlato nel suo scenografico addio alla Siae per passare a una società di gestione del diritto d’autore britannica, la Soundreef.
AL WEB NON FAR SAPERE… – Il motivo è che il rapper amatissimo sulla rete internet guadagna ormai così tanto da poter disdegnare persino il piatto in cui ha mangiato. E abbondantemente. La Notizia è andata a vedere (perché una gestione pubblica ha perlomeno questo vantaggio su una privata) e ha constatato che Fedez nel primo semestre 2015 ha visto un incremento dei suoi diritti d’autore del 210,10% a fronte di un dato complessivo di +5,45% per tutti gli autori ed editori iscritti alla Siae. Ma non finisce qui. Fedez infatti incassa anche con la sua etichetta, che riporta il nome al contrario (Zedef), dove sempre nel primo semestre 2015 risulta un erogato pari al 2.482,7% in più rispetto al periodo omologo dell’anno precedente. E anche andando a vedere il dato pagato per cassa nel 2015 (competenze primo e secondo trimestre 2014) i diritti percepiti da Fedez hanno registrato un +52,53%, mentre quelli della Zedef +2.087,1%. Ovviamente nell’etichetta sono compresi gli altri autori che hanno scritto i testi e le musiche col rapper milanese. Autori che al momento risultano ancora iscritti Siae e dunque destinati a non prendere più un soldo dopo il passaggio dell’etichetta alla privata Soundreef. E qui si arriva alla battaglia vera tra modello pubblico e privato. Modelli dove Fedez e i grandi fenomeni di mercato comunque sia cascano in piedi, mentre per tutti gli altri piccoli autori la differenza è tra percepire o non percepire quel poco o molto che deriva dai loro diritti.
COLPI BASSI – Intervenendo alle Commissioni riunite di Cultura e Politiche Ue della Camera, Franceschini ha spiegato che le critiche alla Siae non sono un buon motivo per cambiare il sistema, ma per riformarlo. Ma non la pensano affatto così i Cinque Stelle (di cui Fedez è sostenitore), convintissimi ad aprire il mercato dei diritti d’autore. E in questa battaglia non si fa esclusione di colpi, come appena capitato con alcuni dati pubblicati dall’Espresso per dimostrare un conflitto d’interessi al vertice della Siae. Secondo il settimanale, il presidente della società degli editori e autori Filippo Sugar ha incassato il 50% di diritti in più da quando è subentrato a Gino Paoli. Ma in realtà nel primo semestre 2015 il gruppo Sugar ha incassato un deludente +0,8% (a fronte della media degli autori del 5,45%). Dato salito al +2,64% se si considerano le competenze di tutto il 2014. Distanze siderali da Fedez.