Negli Stati Uniti scattano le prime azioni legali contro Facebook e Cambridge Analytica dopo lo scandalo che ha travolto il gruppo per le informazioni di oltre cinquanta milioni di utenti del social usate impropriamente dalla società inglese di analisi dei dati. Un fronte che rischia di allargarsi se si scoprirà che sono coinvolti anche utenti italiani. Intanto nel terremoto che sta facendo tremare l’impero digitale del social più famoso del mondo spunta il nome di Steve Bannon, l’ex stratega di Donald Trump. Bannon, tre anni prima il suo incarico, avrebbe cominciato a lavorare a un ambizioso programma: costruire profili dettagliati di milioni di elettori americani. Un progetto che, visti i pochi controlli che ci sono, a quanto pare è riuscito. Ne è sicuro Guido Scorza, avvocato e docente di diritto delle nuove tecnologie.
Avv. Scorza, i social dovrebbero essere più controllati? Forse servirebbero nuove limitazioni.
Rafforzare la vigilanza è d’obbligo, infatti già il prossimo 25 maggio entrerà in vigore la nuova normativa europea per assicurare a tutti i cittadini la massima protezione dei loro dati sensibili. Guai però a perdere di vista l’effetto dimensionale del fenomeno. Gli utenti di Facebook sono oltre due miliardi, non 50 milioni. Qualsiasi autorità di controllo non può gestire così tanti profili ne può evitare episodi di questo tipo. é bene metterselo in testa.
Questo è un settore che forse non si ha il senso di quanto sia importante, forse per questo è meno controllato rispetto ad altri.
Si devono stabilire delle regole. Facebook è un’attività pericolosa. Le attività pericolose sono previste all’interno del nostro ordinamento, per esempio i fuochi d’artificio, ma vanno regolamentate. Appunto, però, sui fuochi c’è una parte di diritto che obbliga a seguire delle norme. Per i social, invece, mancano queste norme, i cosiddetti diritti indisponibili.
Oggi chi non è iscritto sui social è escluso dal contesto sociale, si è quasi obbligati. Altrimenti ne subisce un danno. Si potrebbe chiedere un risarcimento?
Purtroppo no, il danno, codice civile alla mano, si può chiedere quando è reale.
Michele Anzaldi (Pd) ha detto che il suo primo atto da parlamentare sarà la proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso di Cambridge Analytica. Lei pensa sia giusto?
Trovo giusto che un parlamentare indaghi e capisca quanto è successo. Purché non ci sia l’ambizione di regolamentare. Non sarebbe possibile e non risolverebbe nulla.