Ora i signori delle armi vogliono ritoccare la normativa. Nell’iter per la modifica della legge 185/90 che regolamenta l’export militare le Commissioni Affari Esteri e Difesa di Palazzo Madama hanno infatti approvato nella seduta di martedì 16 gscorso tre emendamenti che inficiano gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari.
Con tre emendamenti la maggioranza sbianchetta dalla relazione le banche coinvolte nel business dell’export di armi
Il ddl del governo aveva destato già la preoccupazione della Rete Italiana Pace Disarmo e l’Osservatorio Permanente Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia che in audizione lo scorso 17 ottobre avevano sottolineato la cancellazione della prescrizione per cui il Cisd riceve informazioni sul rispetto dei diritti umani anche da parte di enti internazionali e dalle organizzazioni non governative, la eliminazione dell’Ufficio di coordinamento della produzione di materiali di armamento che potrebbe pregiudicare le attività di confronto con la società civile e l’armonizzazione della raccolta dati sull’export di armi, la non attribuzione di una funzione di stimolo a ipotesi di conversione delle imprese militari (prevista già nei principi fondamentali della Legge 185/90).
La legge che potrebbe essere un’occasione per aumentare la trasparenza sul commercio di armi e rendere strutturali le modalità con cui vengono redatte le Relazioni al Parlamento sul tema rischi di diventare un’occasione di ulteriore opacità. La Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato ha infatti approvato nella seduta di martedì 16 gennaio 2024 tre emendamenti che inficiano gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari. E che si innestano su un testo che presenta già aspetti problematici, come sottolineato in audizione da Rete Pace Disarmo, perché modifica i meccanismi di rilascio delle autorizzazioni affidando il cuore delle decisioni all’ambito politico senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana e delle norme internazionali sulla materia.
Se le modifiche votate in questa prima fase di dibattito parlamentare sul ddl 855 sopravviveranno ai successivi passaggi dell’iter verranno sottratte al controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica le informazioni precise e dettagliate – oggi presenti nella Relazione annuale ufficiale – sulle esportazioni dei materiali militari autorizzate e svolte dalle aziende. “Particolarmente negativo – commenta Giorgio Beretta dell’Osservatorio Opal – è l’emendamento proposto dalla Relatrice volto ad eliminare ogni informazione riguardo agli Istituti di credito operativi nel settore dell’import/export di armamenti. I correntisti non sapranno più dalla Relazione quali sono le banche, nazionali ed estere, che traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, in particolare verso Paesi autoritari o coinvolti in conflitti armati”.
Oltre al merito a preoccupare l’Osservatorio Opal è anche il metodo già visto durante questa legislatura: bocciati praticamente tutti gli emendamenti proposti dalle minoranze, nonché alcuni importanti emendamenti proposti dalla Relatrice del provvedimento (la Presidente della Commissione Craxi) che andavano nella direzione di un miglioramento di controlli, meccanismi decisionali e trasparenza sull’export di armi. “Nonostante nostre ripetute e circostanziate richieste non si fa nemmeno riferimento ai criteri Trattato internazionale sul commercio di armi che l’Italia ha ratificato con voto unanime del Parlamento nel 2013. Assenza grave, che la Rete Pace Disarmo andrà sicuramente a contestare impugnando il testo di Legge, se questa formulazione verrà confermata fino alla fine dell’iter” evidenzia Francesco Vignarca coordinatore campagne della Rete Italiana Pace Disarmo.
Per l’associazione risulta “evidente come il Governo intenda favorire e concretizzare una richiesta di revisione delle norme in vigore ripetutamente richiesta negli ultimi anni dall’industria militare e da Istituti di ricerca ad essa vicini in un’ottica di facilitazione delle esportazioni di armamenti a favore della competitività dell’industria militare”, la cui funzione è stata sempre enfatizzata – erroneamente – come “strategica” per il “rilancio” dell’economia nazionale. “Un puro e semplice regalo agli interessi armati, in direzione contraria ai principi delle norme nazionali ed internazionali”, scrive Opal.
L’Italia continua a esportare ingenti quantità di armamenti
Tutto questo mentre l’Italia continua a esportare ingenti quantità di armamenti in in decine di situazioni di conflitto, di violazione diritti umani, di presenza di regimi autoritari come invece sarebbe e espressamente vietato dalle norme in vigore. Le associazioni ora temono che con la legge in discussione la situazione “possa solo peggiorare” riportando l’Italia a uno stato di opacità e debole regolazione della vendita di armi cui era stato posto un freno con l’approvazione dell’innovativa Legge 185 nel 1990.