di Stefano Sansonetti
Se non è una campagna acquisti poco ci manca. In attesa di una regolamentazione che in Italia viene annunciata da anni, finora senza esito, le società di lobby cercano di imbarcare i profili più “adatti” a portare avanti la loro attività. E chi risponde a questa esigenza meglio di ex parlamentari e giornalisti? Sono proprio loro, negli ultimi tempi, ad aver rimpinguato le file dei gruppi nostrani del lobbismo. E il motivo si capisce, visti gli anni trascorsi nei gangli di Camera e Senato, soprattutto all’interno di quelle commissioni dove transitano migliaia di emendamenti fondamentali per le necessità dei gruppi di potere che le stesse società di lobby si trovano ad assistere: dal mondo dell’energia a quello delle assicurazioni, passando per tabacco, telecomunicazioni, informatica. Uno dei casi che più danno nell’occhio è costituito da Strategic Advice, società fondata e guidata da Gabriele Cirieco.
I nomi
Nel suo organigramma, in qualità di senior council, figurano Stefano Saglia e Andrea Lulli. Chi sono? Molto semplice. Il primo, Saglia, è stato per anni responsabile energia di Alleanza Nazionale, prima di approdare al Pdl. Di più, perché dal 2009 al 2011 ha rivestito la carica di sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, con deleghe sull’energia attribuite dall’allora ministro Claudio Scajola. Lulli, invece, è un ex dirigente della Cgil che successivamente è stato capogruppo del Pd nella commissione attività produttive della Camera. In questa veste è stato promotore di diverse iniziative relative all’incentivazione dell’auto elettrica. Certo, qualcuno potrebbe anche chiedersi con quale indipendenza questi profili abbiano esercitato il loro mandato parlamentare, se immediatamente dopo la conclusione dell’esperienza si sono messi a disposizione di società di lobby che portano avanti interessi di specifici gruppi. Oppure ci si potrebbe chiedere con quale indipendenza tornerebbero a svolgere un ruolo pubblico. Ma tant’é. Altri ex politici si sono direttamente sistemati in società private. E’ il caso di Italo Bocchino, un tempo finiano di ferro, che si è rifatto una vita come responsabile delle relazioni istituzionali di Romeo Gestioni, gruppo che fa incetta di appalti dalla pubblica amministrazione soprattutto in tema di gestione degli immobili di Stato. Lo stesso Bocchino, peraltro, è rimasto coinvolto anni fa in un’inchiesta per presunta turbativa d’asta (per lui chiusasi con un’archiviazione) aperta a carico di Alfredo Romeo in relazione a un appalto per il global service a Napoli. Ancora, secondo quanto filtra da ambienti di Britsh American Tobacco, anche Gianfranco Conte, ex sottosegretario ai rapporti con il parlamento ed ex presidente Pdl della commissione finanze della Camera, dopo la conclusione della sua esperienza politica avrebbe stabilito un rapporto di collaborazione con la multinazionale del tabacco. Ma lui, contattato da La Notizia, smentisce seccamente l’esistenza di qualsiasi contatto. L’ex senatrice di Pd e Api, Emanuela Baio Dossi, ha trovato un posto come consulente di Omeoimprese, l’associazione di produttori di farmaci omeopatici. Tra i fondatori e animatori di Nomos, altro gruppo di lobby made in Italy, c’è Claudio Venanzetti, classe 1928, ex deputato del Partito repubblicano negli anni ‘70 ed ex sottosegretario al Tesoro e presidente della commissione finanze del Senato negli anni ‘80.
La stampa
Nell’advisory board della Cattaneo Zanetto, c’è Giorgio Mulè, direttore di Panorama. Che ci fa un giornalista in una società di lobby? “Non c’è nulla di segreto, è tutto trasparente”, ha risposto Mulè a La Notizia, spiegando che la sua presenza nella società è legata “solo a uno scambio di esperienze internazionali che mi interessano molto”. Tra l’altro, ha aggiunto, “ho rinunciato a percepire qualsiasi compenso che mi potesse rendere ricattabile. Non come molti colleghi giornalisti che conducono serate in giro per l’Italia e che percepiscono denaro, molto denaro”.
Twitter: @SSansonetti