Diciannove aprile. “La legge contro l’omotransomofobia è un provvedimento importante, ormai necessario, che serve per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini. I ricatti di qualche forza politica che ha nel governo polacco e nelle free gay zone i loro punti di riferimento politici e ideali devono essere respinti”.
Undici marzo: “L’amore è amore. Sembra assurdo doverlo ribadire nel XXI secolo ma purtroppo i diritti della comunità LGBTQ calpestati in Polonia e Ungheria, i continui casi di omofobia nel Sud Italia fino all’omicidio di un ragazzo gay qualche giorno fa ad Anversa sono campanelli di allarme che obbligano a prendere una posizione netta e forte”.
Dieci marzo: “Tutti insieme, senza distinzioni di colore politico, dobbiamo unirci per estirpare il cancro dell’omofobia dalla nostra Europa. Adesso ci aspettiamo giustizia”.
A parlare era l’europarlamentare del Movimento cinque stelle, Isabella Adinolfi (nella foto), che nei mesi scorsi – e queste dichiarazioni lo rivelano – non si era mai tirata indietro quando c’era da difendere il mondo Lgbtq. Bene. Ottimo, verrebbe da dire. Il punto, però, è che nel frattempo la Adinolfi è passata nel Partito Popolare Europeo, in quota Forza Italia.
Tutto lecito, ci mancherebbe. Avrà avuto senz’altro i suoi validi motivi. Ci si chiede soltanto se ora si lancerà in altre sperticate dichiarazioni pro Lgbtq dato che il leader del suo nuovo partito, Antonio Tajani, ha chiarito che il suo partito è contrario al ddl Zan, la legge contro l’omotrasnfobia che tanto sta facendo discutere in Italia (leggi l’articolo).
Cosa pensa a riguardo la Adinolfi? E ancora. Chissà cosa pensa oggi l’europarlamentare della riforma sul copyright del 2018 fortemente voluta proprio dal Ppe. Le rinfreschiamo noi la memoria. Al tempo ebbe a definire quella legge “una pagina nera per la democrazia e la libertà dei cittadini. Con la scusa della riforma del copyright è stata di fatto legalizzata la censura preventiva”.
Non proprio in linea con i suoi nuovi colleghi di partito. Senza dimenticare un ultimo interessante appunto: lasciando il Movimento, la Adinolfi non sarà più tenuta a restituire nulla del proprio stipendio. E quindi potrà tranquillamente contraddire di fatto il patto preso con i cittadini durante la campagna elettorale. D’altronde i tempi sono cambiati: anche questo è diventato lecito.