Tutto da rifare. La sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto viene annullata e si riparte da capo per i 37 imputati e le tre società coinvolti nell’inchiesta per il presunto disastro ambientale dell’ex Ilva di Taranto negli anni della gestione dei Riva. La decisione è stata presa dalla sezione distaccata di Taranto della Corte d’assise d’appello di Lecce: è stata accolta la richiesta dei difensori di spostare il procedimento a Potenza.
Ex Ilva di Taranto, annullata la sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto
I legali lamentavano il fatto che i giudici tarantini che hanno emesso la sentenza di primo grado andrebbero considerati come “parti offese” del disastro ambientale, in quanto cittadini di Taranto. Proprio per questa ragione, in attesa delle motivazioni, la Corte ha quindi disposto la trasmissione degli atti alla procura di Potenza. La decisione della Corte d’assise d’appello lascia esterrefatto il leader di Europa Verde, Angelo Bonelli: “L’inquinamento è stata un’invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia, con questa decisione su Taranto si infligge l’ennesima ferita dopo il disastro sanitario”.
Con questa decisione viene quindi annullata la sentenza di primo grado, con cui erano state inflitte 26 condanne per dirigenti della fabbrica, manager e politici, per un totale pari a circa 270 anni di carcere. La sentenza aveva anche stabilito la confisca degli impianti dell’area a caldo e pure dell’illecito profitto per tre società: Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici. Una confisca per una somma totale pari a 2,1 miliardi.