Per l’ex Ilva i guai non finiscono mai. Non solo la controversa questione del futuro degli impianti dopo il rifiuti di ArcelorMittal di procedere con un aumento di capitale, ma anche le indagini nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose.
I carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico di Lecce sono stati ieri negli uffici e nelle sedi dello stabilimento siderurgico di Taranto per acquisire documenti relativi alle emissioni inquinanti, soprattutto quelle riguardanti la zona cokeria e rispetto al benzene: l’ordine è stato disposto dai pubblici ministeri Mariano Buccolieri e Francesco Ciardo, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno.
I carabinieri del Noe nell’impianto dell’ex Ilva di Taranto
L’operazione dei carabinieri arriva dopo diversi mesi in cui sono stati registrati picchi periodici di benzene, secondo quanto segnalato da Arpa Puglia. In ogni caso va sottolineato che non è stato superato il valore soglia fissato dalle normative.
A causa di questi fenomeni il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, firmò il 22 maggio del 2023 un’ordinanza di fermo dell’area a caldo in caso di mancanza di interventi sulla riduzione delle emissioni. La questione è finita sul tavolo del Tar di Lecce dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia: i giudici hanno concesso la sospensiva, rinviando ogni decisione in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene.