Ex consigliere di Palazzo Chigi con Enrico Letta e Matteo Renzi, presidente del consiglio regionale della Campania e da ieri anche indagato per concorso esterno in associazione mafiosa di stampo camorristico. Il caso di Stefano Graziano, uomo forte del Pd nella Regione guidata Vincenzo De Luca esplode proprio nel pieno delle polemiche tra politici e magistratura sulla giustizia. L’inchiesta, che tocca per l’ennesima volta negli ultimi mesi esponenti locali del partito democratico, è condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e ha portato all’arresto di nove persone accusate di aver favorito il clan dei Casalesi negli appalti. Guardia di Finanza e Carabinieri hanno perquisito le case di Graziano a Teverola, in provincia di Caserta, e nella capitale, oltre al suo ufficio presso il Consiglio regionale. Dal decreto di perquisizione emerge l’ipotesi del reato di concorso esterno a carico del politico piddino, che si sarebbe posto come “punto di riferimento politico e amministrativo” del clan Zagaria. In particolare, agli atti figura un’intercettazione tra due arrestati, Alessandro Zagaria (solo omonimo del boss) e Biagio Di Muro, ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, nella quale si parla di come aiutare Graziano in occasione delle elezioni regionali.
Appoggi
La conversazione intercettata ha un contenuto abbastanza fragile, dal punto di vista probatorio, perchè qualunque camorrista – o presunto tale – può decidere di far votare un certo candidato dai clan e dalle loro famiglia a sua totale insaputa. Ma gli inquirenti sospettano che il presidente del Consiglio regionale, che fino al 2013 era stato deputato, abbia chiesto e ottenuto i voti della Camorra. E che cosa faceva Graziano a Palazzo Chigi? Innanzitutto va detto che era stato chiamato da Enrico Letta, che gli aveva affidato il compito di consigliere per l’attuazione del programma di governo. Poi, a febbraio del 2014, quand’è arrivato Matteo Renzi, Graziano è stato confermato, ma si è dimesso al momento di candidarsi in Campania, anche se poi in realtà ha continuto ad andare a Palazzo Chigi per larga parte del 2015.
Allarme
In ogni caso, il dato politicamente più sensibile è che se le intercettazioni della nuova inchiesta partono da fine 2013 possono avere colto anche informazioni di prima mano dal backstage di Palazzo Chigi. Altro elemento interessante è che l’avviso di garanzia a Graziano è arrivato come un fulmine a ciel sereno e senza fughe di notizie, nonostante sia il cognato di un generale di corpo d’armata dei Carabinieri appena congedato. Per parte sua, il Pd ha subito battuto un colpo con il vicesegretario Lorenzo Guerini che ostenta tranquillità: “Ci auguriamo che si possano rapidamente chiudere le indagini e definire le posizioni di chi è coinvolto. Nel frattempo, totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura”. Graziano si è autosospeso da tutti gli incarichi, compreso quello di presidente del Pd campano.