Sono sette i ragazzi che hanno partecipato all’evasione dal carcere minorile Cesare Beccaria a Natale: nessuno di loro stava scontando una pena definitiva né era stato arrestato per reati violenti. Di questi, cinque sono originari della Lombardia: provengono, infatti, da Pavia e dalla zona di Coma. Gli altri due, invece, sono stranieri: uno è marocchino, l’altro ecuadoriano. Proprio quest’ultimo, un 18enne membro della ZA Gang, è stato rintracciato dagli agenti mentre si stava recando a casa della suocera. “Ho sbagliato, non volevo evadere ma mi sono fatto trascinare”, avrebbe detto al pm l’adolescente ecuadoriano.
Un altro ragazzo di 17 anni lombardo, invece, è stato segnalato dalla nonna a Santo Stefano: il giovane, che si nascondeva dalla zia, è stato riportato al Beccaria. Con due fuggiaschi ritrovati più il detenuto riacciuffato a pochi minuti dalla fuga, sono ancora quattro i ricercati dalla polizia.
Evasione dal carcere minorile Beccaria: dinamica
Intanto, mentre vanno avanti le ricerche, proliferano i dettagli sulla dinamica della fuga. A ricostruire i fatti ci ha pensato, ad esempio, La Stampa che ha riferito il piano dei ragazzi. Hanno provato a evadere usando un lenzuolo che uno di loro aveva con sé, riuscendo in questo modo a scavalcare il muro di cita. Alle ore 16:00 del 25 dicembre, nel cortile del carcere minorile Beccaria erano in dodici: a sorvegliare il gruppo, un solo agente. Uno dei ragazzi ha chiesto al poliziotto di prendere un pallone per giocare: in questo modo, il funzionario del penitenziario si è spostato in un punto in cui non aveva più alcuna visuale sul cortile. È stato in questo frangente che i detenuti hanno agito, scavalcando il muro e approdando in un vecchio campo da calcio in disuso.
A questo punto, hanno scavalcato il muro di cinta con il lenzuolo e sono fuggiti. Qualche minuto dopo i fatti, l’agente di sorveglianza ha dato l’allarme.
Il primo dei ragazzi a essere stato rintracciato è stato un 17enne di Cantù che si era recato a casa della sorella. La donna ha subito contattato la direzione e lo ha riaccompagnato in carcere.
La fuga di Natale resa possibile da una partita di pallone e da un agente distratto: il problema della capienza
Sulla vicenda è intervenuto l’ex cappellano storico del Beccaria, Don Gino Rigoldi. “Penso al miscuglio di emozioni che si è generato in questi ragazzi ’difficili’: rabbia, tristezza, nostalgia per il fatto di essere lontani da casa e dagli affetti in questa giornata. E rendersi conto della possibilità di evadere ha fatto scattare la molla. Per loro è stata l’occasione di vivere una grande avventura senza rendersi conto delle conseguenze. Sono adolescenti, prima di essere detenuti. Io li conosco. Sono sicuro che riuscirò a riportarli indietro, insieme a don Claudio Burgio, prima che la loro situazione possa aggravarsi ancora di più. Tre sono già tornati indietro, due presi dalle forze dell’ordine e un terzo accompagnato dai familiari. Sono ragazzi difficili, alcuni senza la famiglia alle spalle. Siamo noi i loro adulti di riferimento”, ha dichiarato in occasione di un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale.
Intanto, la responsabile per la Lombardia dell’associazione Antigone, Valeria Verdolini, ha denunciato la scarsa capienza della struttura, un problema condiviso anche da molte altre carceri minorili in Italia. “L’ultima volta siamo stati al Beccaria lunedì 19 dicembre per un evento sulla musica. E i ragazzi all’interno erano 43 a fronte di una capienza di 31 posti. Sicuramente non era prevedibile quello che è accaduto, ma nelle conversazioni di lunedì veniva lamentato, non solo da parte dei ragazzi ma anche da parte degli operatori, una difficoltà nel funzionamento dell’istituto legata alla carenza di personale”, ha detto.