Da giorni si susseguono i rumors di una sua discesa in campo, ma la risposta è inequivocabile: “non mi candido”. Lo ha chiarito esplicitamente il noto scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, la cui presenza era stata data per certa alle prossime elezioni europee. L’autore di best seller quali “Il commissario Ricciardi” e “Mina Settembre” ha specificato di voler restare completamente estraneo al mondo politico e di voler continuare ad occuparsi di cultura attraverso la scrittura, le varie attività di “Campania che legge – Fondazione Premio Napoli” e la nuova avventura televisiva su Rai 3 “La biblioteca dei sentimenti”, una trasmissione nella quale il drammaturgo e la conduttrice Greta Mauro raccontano le grandi emozioni dell’umanità attraverso i libri.
Alcune testate nei giorni scorsi hanno parlato di una sua candidatura alle elezioni europee. Prevede un impegno istituzionale nel prossimo futuro?
“No, in nessun caso. Non faccio questo mestiere, sono uno scrittore quindi penso che una voce critica e un atteggiamento creativo siano il modo migliore per fare politica ai miei livelli. Non ne sarei all’altezza e poi nessuno me lo ha chiesto”.
Cosa pensa della linea del Governo Meloni circa lo sviluppo di strategie culturali nel Paese?
“L’operatività del ministro Sangiuliano è validissima, ho visto soluzioni fattive molto concrete. Per quanto riguarda le strategie del Governo non mi pare di intravedere nulla, al contrario noto solo un atteggiamento di copertura di singoli problemi derivante dalla mediaticità”.
A Napoli persiste un profondo dualismo: da un lato una città invasa dai turisti e dall’altro episodi di criminalità che sono all’ordine del giorno. È una doppia faccia che la penalizzerà per sempre?
“È impensabile credere che Napoli all’improvviso sia diventata una sorta di paradiso. È una grande capitale del Sud, dove però il reddito medio è bassissimo, le periferie sono degradate e c’è una dispersione scolastica che ha i vertici più alti dell’intero continente. Il turismo è una meravigliosa realtà, ma riguarda determinate aree del capoluogo e della Regione, ci sono tante zone in uno stato di abbandono assoluto e le istituzioni sono assenti”.
Da mesi c’è una massiccia attenzione del Governo sul territorio di Caivano, ma le altre periferie?
“La criminalità si può contrastare con l’incremento delle forze dell’ordine, ma non bisogna dimenticare che il crimine è l’effetto del degrado, che non si risolve con un blitz all’alba di 500 poliziotti. Serve un’operazione culturale con il supporto di assistenti sociali, di professori, pagati adeguatamente e non da fame. Inutile lavorare soltanto sulla base dell’impatto emotivo di un singolo fatto di cronaca, come accaduto a Caivano. Altrove la situazione non è differente basti pensare a Barra, Ponticelli, Castel Volturno, Casoria e Arzano”.
Lei ha spiegato che l’aggiunta di “Campania che legge” alla Fondazione Premio Napoli è stata una scelta nata dall’emergenza culturale in Regione. Quali azioni ritiene sia opportuno mettere in campo?
“Abbiamo fatto rete con le associazioni operanti sul territorio e che si occupano di questi temi, mettendo a disposizione la comunicazione, i social network e le persone che lavorano con la Fondazione. Abbiamo inoltre siglato una convenzione con l’Ufficio Scolastico Regionale affinchè gli interventi siano sempre coordinati con le scuole. Non è sufficiente, ma è già qualcosa, peraltro mai fatta prima”.
“La biblioteca dei sentimenti” è una nuova avventura televisiva rivolta in particolare ai più giovani. L’educazione alle emozioni è un tema molto attuale, crede sia questo che è mancato fino ad oggi nella formazione dei ragazzi?
“L’obiettivo del programma è provare ad allargare la mente delle persone facendo capire loro che i libri sono una necessità per curare l’immaginazione. Domenica scorsa è andato in onda uno speciale chiamato ‘La guerra delle donne’, abbiamo messo in risalto come ci sia una problematica rilevante che coinvolge il femminile dal punto di vista della discriminazione, oltre ai vari tipi di violenza che le donne subiscono quotidianamente. Questi argomenti, trattati attraverso la scrittura, possono offrire varie prospettive e opportunità di soluzione”.
Lei è un grande tifoso del Napoli. L’anno scorso la squadra ha regalato alla città un sogno dopo 33 anni. Che pensa dell’attuale stagione, qual è il gap?
Sono stati fatti troppi errori la scorsa estate dal punto di vista gestionale. Spero che in parte si possa ancora intervenire, altrimenti credo che le conseguenze dureranno nel tempo. Non entrare in Champions sarebbe un ridimensionamento clamoroso.