Gli impresentabili non mancano mai. Neanche per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. La presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ha comunicato in seduta plenaria i nomi dei sette candidati che violano il codice di autoregolamentazione, sulla base di quanto emerso dalle verifiche svolte dalla stessa commissione parlamentare.
I nominativi segnalati erano stati in totale 817, poi la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) ha evidenziato la situazione di venti di loro. Su cui sono scattate le verifiche della commissione, dalle quali è emerso che sette violano il codice di autoregolamentazione. I sette candidati considerati impresentabili sono: Angelo Antonio D’Agostino (Fi-Noi Moderati nella circoscrizione Sud), Marco Falcone (Fi-Noi Moderati nella circoscrizione Isole), Alberico Gambino (Fratelli d’Italia nella circoscrizione Sud), Filomena Greco (Stati Uniti d’Europa nella circoscrizione Sud), Luigi Grillo (Fi-Noi Moderati nella circoscrizione Nord-Ovest), Antonio Mazzeo (Pd nella circoscrizione Centro), Giuseppe Milazzo (Fratelli d’Italia nella circoscrizione Isole).
Le contestazioni agli impresentabili
La commissione Antimafia ha fornito anche le spiegazioni delle contestazioni riguardanti ogni singolo candidato. Per D’Agostino risulta emesso nel 2016 un decreto del gup che dispone il giudizio per corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio. Per Falcone, invece, pesa un rinvio a giudizio per induzione indebita per cui è in corso il giudizio di primo grado. Inoltre viene segnalato anche un rinvio a giudizio anche per tentata concussione per il quale è in corso il primo grado. Per quanto riguarda Gambino, a ottobre 2019 è stato dichiarata dal tribunale la decadenza dalla carica di sindaco del comune di Pagani.
Per Filomena Greco, invece, è stato disposto il rinvio a giudizio per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente ed è in corso il giudizio di primo grado. Ancora, Luigi Grillo è stato condannato alla pena di due anni e otto mesi di reclusione, con la pena accessoria dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per cinque anni, per associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti e corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio.
Per Antonio Mazzeo risulta emesso dal gup il decreto che dispone il giudizio per bancarotta fraudolenta. Nel caso di Milazzo, infine, è stato disposto il rinvio a giudizio per tentata concussione ed è in corso il giudizio di primo grado. Proprio Milazzo, nelle scorse ore, aveva incontrato la leader di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della cerimonia per la presentazione dell’accordo di programma tra Stato e Regione Sicilia. Milazzo è l’unico eurodeputato uscente tra i cosiddetti incandidabili.
Europee, i candidati si difendono
Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana, si difende spiegando di non aver mai avuto una condanna e di non aver mai “avuto a che fare con certi ambienti”. Mazzeo sostiene che vedere il suo nome “associato alla parola mafia fa semplicemente inorridire”. Nella lista compare perché – racconta lui stesso – è stato “rinviato a giudizio per una indagine sulla chiusura del quotidiano l’Unità di cui, nel 2012 e per spirito di servizio in un momento di grande difficoltà del quotidiano, sono stato per 6 mesi membro del Consiglio di amministrazione prima di dimettermi”.
Per quanto riguarda Gambino, invece, è Fratelli d’Italia (con il senatore Antonio Iannone), a sottolineare che è stato “assolto in Cassazione per i fatti contestati” e che si trova nella lista “solo per un fatto documentale legato allo scioglimento del comune di Pagani”. Per Edmondo Cirielli, coordinatore nazionale della direzione di Fdi, la vicenda Gambino dimostrerebbe che il codice è “contro lo spirito della Carta costituzionale”. Si difende anche Luigi Grillo, sostenendo di non aver “nessun conto in sospeso con la giustizia e nessun processo in corso”. Grillo sottolinea che il tribunale di Genova, nel gennaio 2015, ha “sancito la piena riabilitazione”.