L’Italia è diventata a detta di tutti un modello da seguire per contrastare la spaventosa emergenza sanitaria per l’epidemia da coronavirus. Ma ora è il momento che anche l’Europa si faccia sentire dopo le timide, seppur importanti, aperture dei giorni scorsi: “Occorre un protocollo unico di azione e linee guida condivise a livello europeo”, spiega non a caso uno dei volti più autorevoli del Movimento cinque stelle, il senatore Ettore Licheri. Che a riguardo lancia un monito: “Se ciò non dovesse accadere, sarà l’inizio della fine per l’Unione europa”.
Il nostro governo, di contro, due giorni fa stanziato per contrastare l’emergenza Covid-19 ben 25 miliardi di euro. Un intervento mostre che tocca tutti gli ambiti pubblici del Paese. È soddisfatto?
Sono molto soddisfatto dal decreto “Cura Italia”, non solo nel merito delle misure a sostegno di operatori sanitari, famiglie, contribuenti, lavoratori e imprese. Sono soddisfatto per il significato politico di questa che praticamente è una nuova manovra di emergenza che spezza non solo le catene dei vincoli di bilancio, ma infrange anche il tabù neoliberista del non-interventismo dello Stato.
Un doppio risultato positivo, dunque.
Assolutamente sì. Questa emergenza sanitaria sta facendo saltare tutti gli schemi e i dogmi neoliberisti di politica economica, a partire dall’austerity, dimostrando la necessità di rivalutare quelle politiche neokeynesiane da sempre sostenute dal Movimento 5 Stelle.
Nel frattempo già è stato annunciato un secondo decreto, presumibilmente ad aprile, per rinforzare ulteriormente i finanziamenti, contando però sull’aiuto dell’Europa. C’è da fidarsi?
Me lo auguro, altrimenti sarà l’inizio della fine per l’Ue. L’Unione europea è messa alla prova in questo momento come non lo è mai stata. Se non si dovesse dimostrare all’altezza di questa sfida, se dovesse ripetere gli errori fatti dopo la crisi del 2008, se dovesse dimostrarsi un freno invece che un motore per la sopravvivenza e la ripresa delle economie europee, gli Stati andranno in ordine sparso e magari guarderanno altrove per un sostegno economico. Nessuno dovrà stupirsi: dopo il Coronavirus si rafforzeranno nuove amicizie tra nazioni e altre amicizie verranno meno. Come ha detto il ministro Di Maio, non dimenticheremo chi ci ha aiutato nel momento del bisogno e chi invece ha bocciato il transito delle nostre forniture di mascherine.
A proposito di Ue, come giudica l’operato dell’Unione considerando da una parte le risposte tardive e dall’altra l’apertura in fatto di sforamento del deficit?
Il silenzio e l’inazione dell’Unione europea delle ultime settimane, a emergenza già esplosa in Italia, è stata assordante. Poi, dopo l’infelice uscita di Christine Lagarde, sono arrivate le aperture, le dichiarazioni di intenti e le belle parole. Non bastano, ci vogliono fatti concreti.
Cosa, ad esempio?
Bisogna da una parte sospendere il Patto di Stabilità che ha imposto pesanti tagli alla sanità e che impedisce politiche espansive di sostegno all’economia; dall’altra trasformare la Bce in una vera banca centrale con piena capacità di finanziamento agli Stati membri a vantaggio di imprese e cittadini.
Nel frattempo l’emergenza sanitaria sta dilagando e alla fine anche gli altri Paesi, anche chi ci ha criticato, hanno dovuto prendere esempio dalle misure italiane. Per una volta si può dire che il nostro Paese è stato da esempio per gli altri?
L’Italia è diventata la piattaforma per il know-how in Europa: non lo dico io ma il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Europa, Hans Kluge. Ora è il momento di un protocollo unico di azione e linee guida condivise a livello europeo: se in Cina ogni provincia avesse agito per conto suo, il virus non sarebbe stato sconfitto in quelle regioni. Ripeto: se l’Europa non sarà in grado di agire in modo unitario e solidale nemmeno contro questa minaccia, l’Ue sarà la vittima più autorevole del Coronavirus.
Ultima domanda. Realisticamente: quando crede che usciremo da questa situazione? A fine mese o si dovranno prolungare le misure restrittive oggi vigenti?
Non ho elementi per dirlo, ma non escludo che dovremo resistere ancora per qualche settimana.