Come quando bisogna scegliere in quale metà del campo di calcio giocare la partita. O come quando bisogna fare, tra amici, il mercato di riparazione del fantacalcio. La differenza, però, è che a questo giro non si era tra amici al bar. In palio, infatti, c’era un indotto da 1,7 miliardi di euro. Tanto, infatti, vale la sede dell’Ema, l’Agenzia europea del Farmaco. Eppure ieri le istituzioni europee hanno deciso di rendersi più ridicole di quanto già hanno, loro malgrado, dimostrato di essere, raggiungendo, in un impeto di follia, livelli inenarrabili. Dopo due votazioni nelle quali Milano, candidata per l’Italia, aveva concluso sempre in vantaggio, alla terza votazione, visti i pari punti collezionati dalla stessa Milano e da Amsterdam, è stato deciso di scegliere la nuova sede dell’Ema dopo la Brexit affidandosi al caso. Col sorteggio. Due buste chiuse. Testa o croce, insomma. E alla fine il caso è stato favorevole all’Olanda che è stata premiata a scapito dell’Italia.
La giornata – Ma ripercorriamo l’intera giornata di ieri. La beffa è arrivata poco prima delle 18.15, dopo che anche la terza votazione non è riuscita a incoronare un vincitore nella sfida per la prestigiosa agenzia. La città italiana e Amsterdam, infatti, avevano ottenuto lo stesso numero di voti, 13, e quindi, come peraltro previsto dai regolamenti, ci si è affidati al caso. E alla fine è uscita vincitrice la capitale olandese. Non ci sarebbe stato bisogno delle due buste utilizzate per il sorteggio se i votanti fossero stati 27 ma c’è stata un’astensione, forse da parte della Slovacchia, che con Bratislava era considerata uno dei candidati più forti prima dell’inizio delle votazioni. Milano era arrivata in testa alla votazione finale. Aveva infatti superato il secondo turno con 12 voti, davanti ai 9 di Amsterdam e ai 5 di Copenhagen, che è stata eliminata. Alla prima tornata di votazioni, invece, Milano era sempre prima con 25 voti contro i 20 delle altre due città in corsa.
Le reazioni – Ci si sarebbe aspettato fuoco e fulmini da parte di Palazzo Chigi dopo l’eliminazione di Milano col sorteggio. E invece il tweet di Paolo Gentiloni a malapena si è avvertito. “Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!”, ha scritto il presidente del Consiglio, quasi sottovoce. Decisamente di tenore diverso altre voci critiche all’interno dello stesso Governo. Carlo Calenda, ad esempio, ha parlato di un metodo “quanto meno stravagante” in riferimeto al sorteggio. Stesso tenore all’interno del Pd: da Emanuele Fiano a Giuseppe Sala, infatti, in tanti hanno definito “assurdo” un sistema fondato sui bussolotti e sul caso. Ma è stato ancora il sindaco di Milano ad avanzare un’ipotesi tutt’altro che remota: “è possibile che alla fine ci sia stato anche qualche accordo politico”. Un biscotto. Solo che questa volta in ballo c’era qualcosa di più di una semplice partita di calcio.
E adesso sul banco degli imputati finisce Gentiloni
Una “beffa”. Così l’ha definita Paolo Gentiloni. Sulla stessa linea anche Angelino Alfano. E, in una certa misura, Gentiloni non è responsabile del risultato nemmeno per Roberto Maroni, secondo cui invece la colpa sarebbe tutta dell’Europa, rea di non saper prendere una decisione. Di tenore diverso, però, sono le posizioni di altre opposizioni, a cominciare dal Movimento 5 stelle. “Tutti parlano di una beffa e di uno sfortunato sorteggio – ha detto ieri l’eurodeputato M5s Marco Valli – , la verità è che Milano, da favorita sulla carta con la proposta migliore, non è riuscita a vincere”. Il problema, dunque, è che “l’Italia appartiene ancora alla serie B del Continente. D’altronde siamo stati rappresentati per oltre 20 anni da Governi di centrodestra e centrosinistra, i quali hanno accettato tutti i compromessi europei spesso penalizzanti per l’Italia e basati su logiche diverse da quelle dettate dal merito”. Una posizione, questa, condivisa anche dalla Lega Nord, eccezion fatta per lo stesso Maroni. Se infatti Matteo Salvini ha detto chiaramente che “questa Europa è una fregatura”, il deputato Paolo Grimoldi ha puntato il dito contro il Governo: “si dimetta e vada subito a casa e si torni al voto senza perdere tempo”. Una posizione, questa, condivisa anche dal forzista Maurizio Gasparri: “Tavecchio, per l’esclusione dai mondiali dopo la sconfitta con la Svezia, si è dimesso. Ora chi si dimetterà per la sconfitta di Milano per la sede Ema? Bisognava vincere prima con un’adeguata azione politico-diplomatica. Non ridursi al sorteggio”.