Niente timidezza verso la Turchia. Ma mantenendo i rapporti di alleanza con un partner importante per l’Italia. L’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha spiegato a La Notizia i risvolti della crisi diplomatica tra Olanda e Turchia, propagatasi in tutta Europa.
L’Ue dà prima miliardi di euro alla Turchia per gestire i migranti, poi alza un muro. È un po’ ondivaga sul rapporto con Ankara…
C’è un rapporto ambivalente tra Unione europea e Turchia. La situazione impressiona più di altre perché si sono accumulati molti elementi. Penso al rapporto con l’Islam politico di alcuni Paesi impegnati in un periodo elettorale, come Olanda e Francia. Ma ora l’interesse generale è quello di far scendere la tensione non appena saranno terminate le elezioni olandesi.
Che ora è un’ipotesi remota.
Erdogan è propenso a fare dichiarazioni violente e inaccettabili. Non può definire nazisti i Paesi europei, che fanno rispettare le loro leggi. L’Olanda ha vietato la sfilata di ministri turchi perché c’è una delicata fase pre-elettorale che va a toccare alcune sensibilità. Quando le autorità ritengono di autorizzare delle manifestazioni seguono i loro ordinanamenti. Quello che sta accadendo è una provocazione, e non è la prima volta. Basti ricordare cosa è successo con la Russia. Ma Erdogan ha dimostrato di avere una capacità di correzione di rotta.
Quali passi occorre fare sul piano diplomatico?
Non bisogna abbandonare il terreno di gioco e serve recuperare il dialogo, considerando che Erdogan è un alleato difficile. Ma dobbiamo tenerlo su un binario di collaborazione piena.
Il dopo elezioni in Olanda e Francia può rasserenare i rapporti?
I fenomeni del voto in Europa con le recenti tensioni sono interrelati. Da italiani dobbiamo ricordare che la Turchia ci considera partner economici e affidabili interlocutori. Quindi è necessario lavorare per una Turchia europea, ma insistendo molto per il rispetto dello stato di diritto.
Le comunità turche escono danneggiate da questa crisi?
Mi sorprende che ad Ankara non capiscano un fatto: questa polemica danneggia i cittadini turchi nei Paesi europei. Mi sembra evidente che Erdogan non stia facendo un buon servizio alle comunità turche né all’Islam europeo: dovrebbe favorire il processo di integrazione e non lo scontro.
I toni accesi peggiorarerebbero se Erdogan vincesse il referendum?
Per ora c’è la drammatizzazione del voto, dato che è la seconda volta che prova a riformare in profondità la Costituzione. L’occasione è il riassetto interno dopo il fallito colpo di Stato. Sugli scenari successivi è difficile fare previsioni. Dobbiamo preparare il terreno rapidamente affinché non si facciano altri errori. Nell’estate del colpo di Stato bisognava far sentire la voce sulla contrarietà della presa del potere con le armi in Turchia. Ma comunque i Paesi europei non devono essere timidi e inibiti dagli errori che hanno commesso in passato.