Nuova pagina nera per l’attuale gestione dell’Eni, che ieri è stata condannata nell’ambito del processo sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. Nel 2016 l’inchiesta portò al sequestro, durato circa quattro mesi, del Centro Olio di Viggiano (Potenza). La partecipata pubblica guidata da Claudio Descalzi era accusata di aver smaltito illecitamente i rifiuti prodotti dallo stesso Centro Olio.
Una vicenda che ebbe anche uno strascico politico dovuto alle dimissioni dell’allora ministro allo Sviluppo Economico, Federica Guidi, per il coinvolgimento dell’ex compagno, Gianluca Gemelli (la cui posizione fu poi archiviata). Così ieri è arrivata la decisione del tribunale di Potenza, che ha condannato l’Eni per il reato di traffico illecito di rifiuti.
Inoltre, la compagnia petrolifera è stata condannata al pagamento di una sanzione amministrativa di 700 mila euro e alla confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi già sostenuti per l’adeguamento degli impianti. Il pm Laura Triassi (ora Procuratore capo a Nola) ha commentato la sentenza parlando di segnale importante per tutela ambiente.
“Bisogna tutelare – ha aggiunto – la libertà di impresa, ma è necessaria che questa si svolga nel rispetto delle norme e nella tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente”. Eni si è invece giustificata ribadendo di avere operato nell’assoluto rispetto della normativa, ed evidenziando favorevolmente l’assoluzione parziale rispetto all’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico.