Davanti all’offensiva nella regione di Kursk, che sembra aver esaurito la propria spinta, e al dilagare delle truppe di Mosca nel Donbass, cresce la sfiducia nell’esercito ucraino. A rivelarlo è uno scoop della rete statunitense CNN, secondo cui molte unità dell’esercito ucraino sono state “decimate” da oltre 31 mesi di guerra d’attrito e ora, tra le truppe, si stanno diffondendo a macchia d’olio gravi problemi di morale, con diserzioni sempre più frequenti. Come spiega la rete americana, dopo aver intervistato sei comandanti ucraini, “i rinforzi sono scarsi ed esigui, e molti soldati sono stanchi e demoralizzati”.
La cosa peggiore, spiegano gli alti ufficiali, è che “quando i nuovi soldati arrivano, vengono assegnati a una posizione e, se sopravvivono, non tornano più”, preferendo lasciare “le loro posizioni, rifiutandosi di andare a combattere o trovando il modo di lasciare l’esercito”. Un atteggiamento che preoccupa gli alti ranghi militari al servizio di Volodymyr Zelensky, che fanno notare come “contrariamente ai combattenti mobilitati dall’Ucraina all’inizio del conflitto, spesso volontari fortemente motivati e adeguatamente addestrati, i soldati inviati ora al fronte vengono arruolati sulla base della nuova legge sulla mobilitazione, entrata in vigore la scorsa primavera, e sono obbligati a servire sino a quando il governo decreti la smobilitazione”.
Sempre secondo quanto riporta la CNN, “numerosi militari ucraini” hanno lamentato “di non aver ricevuto un addestramento adeguato e di scontare una grave carenza di armi e munizioni”. Per comprendere la portata del problema, la rete televisiva riferisce che, dai dati in loro possesso, “soltanto nei primi quattro mesi del 2024, i procuratori hanno aperto procedimenti contro quasi 19mila soldati che hanno abbandonato le loro posizioni o disertato”.
“Nell’esercito ucraino crescono sfiducia e diserzioni”. La Cnn lancia l’allarme e Zelensky corre ai ripari chiedendo più armi agli alleati
Malgrado le smentite di parte, la situazione appare complicata e forse anche per questo, nell’Occidente, c’è chi sembra iniziare a parlare della necessità di arrivare a un cessate il fuoco. A lasciarlo intendere è il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che in un’intervista all’emittente pubblica ZDF ha chiesto di “aumentare gli sforzi diplomatici il più rapidamente possibile” per raggiungere la pace. E ancora: “Credo che sia giunto il momento di discutere su come uscire da questa situazione di guerra e raggiungere la pace più rapidamente. Ci sarà sicuramente un’altra conferenza di pace. Io e il presidente ucraino Zelensky siamo d’accordo sul fatto che debba essere coinvolta anche la Russia”.
Su questa proposta, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto molto chiaramente di “non scartarla a priori”, ma ha aggiunto che “non sappiamo più di quanto riportato dai media, che un qualche tipo di piano sia presumibilmente in fase di preparazione. Ma non sappiamo quali dettagli potrebbero essere discussi lì”. Che la proposta di Scholz sia sul tavolo lo lascia intuire anche Zelensky, il quale ha rivelato di aver “avuto un incontro con la delegazione del Congresso americano: si è parlato, in particolare, del ‘piano di vittoria per l’Ucraina’, di alcuni suoi dettagli. E presenteremo in modo esaustivo tutti i passi al presidente degli Stati Uniti Joe Biden e ad entrambi i candidati alla presidenza, Donald Trump e Kamala Harris”.
L’UE accusa Teheran di fornire armi a Putin
La situazione è dunque delicata e, per questo, in contemporanea alle aperture per riprendere i negoziati con Vladimir Putin, l’amministrazione Zelensky continua a chiedere agli alleati occidentali di “fare di più”, inviando al più presto nuovi armamenti e ribadendo la necessità di autorizzare l’uso delle armi occidentali per colpire in Russia. Una decisione sulla quale l’uscente Alto rappresentante UE per la politica estera, Josep Borrell, in un’intervista a La Stampa, ha detto di essere d’accordo con Zelensky, ma anche di “non voler interferire nelle posizioni politiche nazionali”, in quanto “sono gli Stati a prendere le loro decisioni”.
Mentre l’Ucraina continua a chiedere forniture militari, trovando il favore di Bruxelles, dall’UE partono le lamentele per le presunte consegne di armi dall’Iran alla Russia. L’Unione Europea, secondo quanto dichiara il portavoce del servizio diplomatico dell’UE, Peter Strano, ritiene che i suoi alleati abbiano “informazioni credibili” sulla consegna di missili balistici da parte di Teheran a Mosca, aggiungendo che “se questa indicazione sarà confermata, allora questa consegna rappresenterebbe una significativa escalation materiale nel sostegno dell’Iran alla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.
Parole a cui ha risposto il Cremlino negando tutto e spiegando di aver “visto questi resoconti” e che “non sempre tali informazioni corrispondono alla realtà. L’Iran è un nostro importante partner; stiamo sviluppando le nostre relazioni commerciali ed economiche, stiamo sviluppando la nostra cooperazione e il dialogo in tutte le aree possibili e continueremo a farlo nell’interesse dei popoli dei nostri due Paesi”, smentendo però di aver acquistato armi da Teheran.