Esercito privato di Putin: circolano tante voci su un presunto gruppo di mercenari agli ordini del presidente russo. Voci che trovano riscontro e conferme almeno nell’esistenza di tale milizia.
Esercito privato di Putin: da chi è composto
Secondo molto l’esercito privato del presidente russo Vladimir Putin andrebbe individuato nel gruppo Wagner, un’organizzazione paramilitare.
Il gruppo Wagner è composto principalmente da mercenari. Come ha sottolineato Il Messaggero, includerebbero militari ma anche ex poliziotti. Il nome del gruppo, invece, deriverebbe da quello di Richard Wagner, il noto compositore tedesco le cui opere avrebbero ispirato l’ideologia degli stessi mercenari.
Attualmente, secondo gli analisti, c’è una presenza di mercenari russi del gruppo Wagner in almeno 30 paesi in quattro continenti, il che mostra l’espansione di questo fenomeno che ha avuto il suo inizio nel conflitto ucraino nel 2014.
Cosa fa e quanto è pericoloso
Da sottolineare che il proprietario del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin, è molto vicino a Putin ed è soggetto a sanzioni da parte degli Stati Uniti. La principale pericolosità sta nella non ufficialità e il non riconoscimento del governo russo così da poter svolgere azioni illegali sempre per interessi della Russia.
Uno dei compiti principali di questo gruppo di soldati mercenari è sostenere la politica estera russa ed espandere la sua influenza in tutto il mondo, poiché grazie ai mercenari Mosca può sostenere alcuni paesi o partner per vie indirette, evitando le sanzioni internazionali. Inoltre, i membri di questo presunto esercito privato di Putin sono diventati anche una fonte per la raccolta di informazioni di intelligence, oltre a essere in grado di svolgere azioni segrete e attività clandestine.
L’Ucraina è stato il primo paese in cui sono comparsi mercenari russi. Prima del loro ruolo centrale nel conflitto nella regione ancora attiva del Donbass, erano già presenti in Crimea nel marzo 2014. Secondo gli esperti di geopolitica, uno dei ruoli del gruppo Wagner in Ucraina è stato di “destabilizzare e poi consolidare il controllo sulla Crimea e sul Donbass, appesantendo e facendo pressioni su Kiev e sui suoi alleati occidentali perché facessero concessioni diplomatiche”, il tutto “negando ogni coinvolgimento ufficiale russo”.
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