Giuseppe Pellicanò è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie, Micaela Masella. L’uomo, di 54 anni e pubblicitario di professione, fece esplodere l’appartamento in cui vivevano lo scorso 11 giugno a Milano: per questo è stato considerato colpevole dei reati di strage e devastazione. Nella deflagrazione, causata dallo svitamento del tubo del gas, persero la vita anche due vicini di casa, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. La sentenza di condanna ha respinto la richiesta di infermità mentale presentata dal legale di Pellicanò, che è rimasto impassibili durante il pronunciamento del giudice dell’udienza preliminare.
Il giudice Chiara Valori ha inoltre tolto la podestà genitoriale delle due figlie di 7 e 11 anni: le bambine rimasero gravemente ustionate per l’esplosione e sin dal giorno della tragedia sono state affidate in custodia ai nonni. “L’ergastolo di per sè è una brutta cosa, ma non c’è reato più grave della strage. E Pellicanò doveva rispondere anche di devastazione. La scelta del giudice è quindi coerente con il quadro delle accuse a suo carico”, ha commentato Franco Rossi Galante, legale della famiglia Masella. Pellicanò aveva confessato il delitto, fornendo alcuni dettagli ma spiegando di non poter ricordare tutto perché sotto effetto di psicofarmaci. Per questo i suoi avvocati hanno cercato di far passare la tesi che il loro assistito non fosse in grado di comprendere il gesto che stava compiendo.