di Stefano Sansonetti
Un esercito di collaboratori e consulenti composto da 5.700 persone. La maggior parte delle quali è costituita da avvocati a cui il Fisco si deve rivolgere per difendere in giudizio le sue ragioni. Il tutto pagando una maxi-parcella da 51 milioni di euro. Un salasso. A mettere mano al portafoglio, pur negli sforzi di contenimento dei costi, è Equitalia, la società pubblica di riscossione dei tributi controllata dall’Agenzia delle entrate e Inps. Il fatto è che per la società presieduta da Attilio Befera, accanto agli 8.167 lavoratori dipendenti, lavora anche la bellezza di 5.678 “lavoratori autonomi”. Quest’ultima cifra viene fuori da un bando di gara che Equitalia ha predisposto di recente per assegnare in outsourcing i processi di amministrazione del personale.
Una valanga
Ma chi c’è all’interno di questi 5.678 lavoratori non dipendenti ma comunque gestiti dal gruppo della riscossione? Equitalia, interpellata da La Notizia, ha fatto sapere che “nella categoria rientrano i soggetti che percepiscono redditi di lavoro diversi da quelli di lavoro dipendente”. Redditi che, ha aggiunto il gruppo “per la maggior parte riguardano prestazioni legali e il pagamento delle spese legali in caso di soccombenza”. Naturalmente tutto questo ha un peso sulle casse di Equitalia. Sul punto la società ha spiegato che “non si tratta di costo del personale ma di spese amministrative”. E che “l’ammontare di tali spese professionali varia a seconda dell’andamento del contenzioso e delle relative soccombenze”. In realtà un cifra che esprime il costo di tutti questi avvocati c’è. Ed è inserita all’interno dell’ultimo bilancio 2012 approvato dalla società guidata dall’amministratore delegato Benedetto Mineo, il nuovo uomo forte di Equitalia dopo un passato come direttore del dipartimento credito e finanze della regione Sicilia all’epoca di Totò Cuffaro.
I costi
Ebbene, all’interno del documento contabile è riportata l’entità delle spese amministrative, proprio quelle a cui fa riferimento la società nelle spiegazioni fornite. Diciamo subito che nel 2012 questa voce ha pesato per complessivi 886 milioni di euro, in calo rispetto ai 975 milioni dell’anno precedente. All’interno di questa cifra, però, 506 milioni rappresentano le spese per il personale (salari, stipendi, oneri sociali Tfr e via dicendo), mentre 379 milioni (in discesa rispetto ai 425 dell’anno precedente) rappresentano le “altre spese amministrative”. Ora, è proprio all’interno di queste ultime che bisogna andare a disaggregare la varie voci. Si scopre così, tra le diverse uscite, che 119 milioni di euro se ne sono andati per “servizi esattoriali”, 69 milioni per “servizi informatici” e 51 milioni per “servizi professionali”. Da registrare i forti risparmi conseguiti da Equitalia su tutte queste voci, per un totale di 45 milioni (del resto la società è impegnata in un’azione di complessa razionalizzazione). Ciò non toglie che la carica degli avvocati del Fisco continua ad avere un peso non indifferente. Nei 51 milioni di euro, la magna pars è costituita dalle spese legali per contenzioso esattoriale, che come spiega il bilancio “si riferiscono agli oneri relativi a spese legali e derivanti da eventali soccombenze”. I punto, semmai, è andare a vedere come mai le cause in cui viene coinvolta Equitalia sono così numerose. Nel frattempo gli avvocati del Fisco fanno festa.