di Stefano Sansonetti
Nemici di fronte all’Antitrust, concorrenti senza esclusione di colpi in tutti i più ricchi appalti pubblici, si ritrovano adesso a spartirsi un’enorme torta da 190 milioni di euro. Al centro della scena ci sono Poste Italiane, il gruppo pubblico guidato da più di 10 anni da Massimo Sarmi, e Tnt Post, che nel Belpaese è il principale gruppo privato di servizi postali e fa capo al colosso olandese Post NL. Nei giorni scorsi le due società si sono aggiudicate una maxicommessa di Equitalia, la società di riscossione presieduta da Attilio Befera, per il delicato servizio di invio delle temutissime cartelle esattoriali. Attività non solo strategica, ma anche molto costosa, visto che il valore finale dell’aggiudicazione ha sfiorato appunto i 200 milioni di euro. Di sicuro è curioso notare come la cifra sia finita nelle tasche di due società abituate a darsele di santa ragione sul terreno minato della concorrenza.
Anni di screzi
Da anni, infatti, gli olandesi che controllano Tnt Post contestano in varie forme lo strapotere di Poste sul mercato italiano. In tempi più recenti, però, sono riusciti spesso e volentieri ad affiancarsi al gruppo di Sarmi nell’ottenimento di rilevanti appalti. Come per esempio è successo, non più di qualche mese fa, in occasione di una commessa da 70 milioni per la gestione dei servizi postali dell’Inail, l’Istituto previdenziale guidato da Massimo De Felice. In quest’ultimo caso Tnt Post è riuscita a garantirsi un fetta di contratto da 4,4 milioni di euro. Al del risultato, però, i rapporti tra le parti continuano a essere piuttosto tesi. Altra curiosità, se vogliamo, è rappresentata dal fatto che Poste è un potenziale concorrente anche della stessa Equitalia. Sì, perché il colosso di Sarmi è già da diversi anni attivo nel settore della riscossione dei tributi locali attraverso uno società interamente controllata che si chiama Poste Tributi. Di più, perché proprio quest’ultima società, in raggruppamento con altre imprese, ha partecipato mesi fa alla gara bandita dall’Anci per individuare un partner in grado di aiutare l’associazione dei comuni a fornire agli enti locali il servizio di riscossione in sostituzione di Equitalia. Procedura poi naufragata per tutta una serie di ragioni, di fatto lasciando l’Anci senza un operatore (era pure stata costituita la società Anci Riscossioni, rimasta però una scatola vuota). Situazione complicata, che probabilmente finirà per riportare in auge proprio Equitalia nella riscossione locale, lo stesso terreno in cui opera Poste Tributi.
Il superappalto
Tornando alla commessa incassata da Poste e Tnt, va detto che la procedura era divisa in tre lotte i geografici. Il primo e il terzo, rispettivamente di 65,9 e 72,2 milioni, sono stati assegnati a Poste e Postel, quest’ultima società di gestione documentale del gruppo pubblico. Il secondo, del valore di 53,1 milioni, è andato invece a un raggruppamento formato da Tnt Post Italia, che è guidata da Luca Palermo, Snem spa e Consorzio stabile Olimpo. In realtà non è la prima volta che queste società si spartiscono il servizio di invio delle cartelle esattoriali da parte di Equitalia. I precedenti sono rintracciabili almeno fin dal 2009. Va inoltre sottolineato che gli stessi documenti di gara, predisposti all’epoca da Equitalia, prevedevano che una singola società avrebbe potuto aggiudicarsi un massimo di due lotti su tre. In più Poste e Tnt, complessivamente, hanno garantito alla società di riscossione un consistente ribasso, visto che la cifra inserita nei documenti originari di gara era di 241 milioni di euro.
Gli olandesi
Tnt Post, in Italia, vanta un fatturato 2011, ultimo bilancio disponibile depositato in camera di commercio, di 136 milioni di euro, in crescita rispetto ai 113 milioni dell’anno precedente. Ma in base a quanto annunciato tempo fa dai sui vertici un’ulteriore crescita è stata registrata anche dal fatturato 2012. Mentre la controllante Post NL vanta un volume d’affari consolidato di 4,3 miliardi. Performance che certo non possono avvicinarsi a Poste, il cui fatturato è addirittura di 24 miliardi di euro. Ma che di sicuro hanno cominciato a crare qualche preoccupazione nel gruppo guidato da Sarmi.