L’ora è scoccata. Quella del duello finale tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, secondo alcuni. O, come è forse più corretto ritenere, quella in cui si gioca davvero il futuro del Movimento 5 Stelle. Perché dopo il voto dell’assemblea costituente, che verrà reso noto durante l’evento Nova a Roma domenica, si capirà cosa farà il Movimento da grande. Sempre che esisterà ancora, almeno come Movimento.
In gioco c’è praticamente tutto: dalla leadership di Conte al ruolo del garante Grillo, dal simbolo al nome, dalle alleanze alla regola dei due mandati. La sfida si gioca tutta sui quesiti su cui sono chiamati a rispondere gli 88.943 iscritti (cifra comunicata dallo stesso Movimento). Alcuni, quelli che vanno a modificare lo statuto, con tanto di quorum richiesto. Altri, invece, che prevedono una decisione a maggioranza semplice.
Movimento 5 Stelle, è uno contro uno
La prima partita è personale e riguarda Conte e il co-fondatore Grillo. Il presidente pentastellato è tornato a parlare del futuro del M5S in un’intervista al Quotidiano nazionale, ribadendo di non aver “mai parlato di un’alleanza organica con il Pd”. Il punto, però, è un altro e riguarda il suo futuro da leader dei 5 Stelle.
Se non si resterà in un fronte progressista, spiega Conte, non potrebbe che fare un passo indietro: se “la comunità decidesse di andare in una direzione opposta, io non potrei farmi interprete di questa differente linea politica e per coerenza e serietà mi farei da parte”.
L’altro grande protagonista è Grillo. Un protagonista che potrebbe esserlo solo come una sorta di fantasma, di cui si parlerà ma che nessuno vedrà. O che, a sorpresa, potrebbe partecipare a Nova. Giovedì Grillo è stato a Roma, ma è già ripartito nella mattinata di venerdì. Cambiando, peraltro, il suo solito hotel del centro preferendone uno nella zona nord della Capitale. Il fatto che sia ripartito non garantisce, però, che abbia deciso di non partecipare alla convention di Roma che chiude la Costituente.
Tra l’altro, secondo fonti vicine al garante 5 Stelle, non è da escludere che decida di partecipare inviando semplicemente un messaggio all’assemblea. Una presenza da remoto, quindi, evitando così anche il rischio di essere fischiato in presenza da una platea certamente schierata più con Conte. In gioco, come detto, c’è il futuro del Movimento e potrebbe esserci, in base all’esito del voto, anche una spaccatura più ampia tra i due fronti, quello che sostiene Conte e l’altro più vicino a Grillo.
Gli schieramenti
Da una parte c’è chi è quindi più vicino alla linea progressista, quella che Conte vorrebbe imprimere ai 5 Stelle nei prossimi anni. Sicuramente in questo schieramento troviamo la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ma anche l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, o ancora Stefano Patuanelli. Vicini a Conte sono senza dubbi anche altri due volti noti del Movimento come Francesco Silvestri e Riccardo Ricciardi.
Nel mezzo c’è Chiara Appendino, nonostante il suo post critico sull’alleanza con il Pd dopo l’esito delle regionali in Emilia-Romagna e Umbria. Appendino non è mai stata vicina al Pd e, anzi, per il suo passato da prima cittadina a Torino si è spesso scontrata con i dem. Ma sembra non avere dubbi sulla collocazione progressista, anche se con più dubbi verso l’alleanza con il Pd.
Dopo la polemica degli scorsi giorni, comunque, nel Movimento si è tentato di ridimensionare lo scontro sostenendo che Conte e Appendino la pensano allo stesso modo. Ma non tutti stanno con Conte, c’è anche chi ha già preso posizione accanto a Grillo. È il caso di Danilo Toninelli, senza dubbi. Più silenziosa, ma secondo quanto viene riportato sulla stessa linea del garante, è invece l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi. Lo scontro ha inizio.