di Clemente Pistilli
Questa volta non è la solita triste storia di bullismo, di insopportabili sfottò o di piccole estorsioni, troppo spesso causa di tragedie. La storia che emerge da un processo che prenderà il via oggi a Velletri è quella di un ragazzino che, a scuola, per due volte avrebbe subito abusi sessuali da parte di cinque compagni. Per due volte, senza che nessuno nell’istituto alberghiero “Marco Gavio Apicio” di Anzio si rendesse conto del dramma che si stava consumando tra quelle mura, un sedicenne sarebbe stato sul punto di essere sodomizzato negli spogliatoi. Le ragioni che avrebbero spinto gli studenti accusati di tentata violenza sessuale ad accanirsi sul giovanissimo? Per gli inquirenti un atto da bulli fine a se stesso.
L’inchiesta
Le indagini portate avanti dal commissariato di Anzio e dal pm Giuseppe Patrone hanno portato alla luce uno spaccato di atrocità. L’incubo per un sedicenne di Latina, studente dell’alberghiero della vicina Anzio, sarebbe iniziato tre anni fa. Durante la ricreazione, mentre il ragazzino si trovava nello spogliatoio della scuola, sarebbero entrati un compagno più grande, all’epoca dei fatti di 20 anni, insieme ad altri quattro compagni anche loro minorenni. I cinque lo avrebbero bloccato afferrandogli mani e piedi e avrebbero cercato di violentarlo con il pistone di un tritacarne. Il sedicenne avrebbe però reagito e avrebbe così evitato lo stupro. Il giorno dopo, sempre nello spogliatoio, i cinque sarebbero tornati alla carica. Il 16enne sarebbe stato denudato e, mentre i presunti aguzzini cercavano di violentarlo con il pistone, l’abuso non sarebbe riuscito soltanto perché all’improvviso si stavano avvicinando altre persone. Questa la convinzione maturata dal pm Patrone, alla luce della denuncia presentata dai familiari del sedicenne, dalle dichiarazioni di quest’ultimo, di un altro studente e delle indagini condotte dal commissariato neroniano. Il ragazzino, disperato, ha raccontato tutto ai suoi genitori ed è partita la denuncia. Fino a quel momento nessuno a scuola si sarebbe accorto di quanto stava accadendo. Il 20enne è finito sotto processo davanti al Tribunale di Velletri, mentre sui quattro minorenni sta ancora indagando il Tribunale per i minori di Roma.
Sotto silenzio
I cinque sono rimasti sempre a piede libero e la brutta storia, in cui il condizionale è d’obbligo dovendo ancora essere appurata la verità dai giudici, è emersa soltanto in coincidenza con l’avvio del processo a Velletri. Questa mattina il sedicenne sarà chiamato a salire sul banco dei testimoni e a rispondere alle domande del pm Patrone, del difensore dell’imputato, l’avvocato Francesco Novara, e del legale che rappresenta i suoi genitori costituitisi parte civile, l’avvocato Maria Antonietta Cestra.
Dovrà rivivere l’incubo per consentire al Tribunale di stabilire se le cose sono andate come emerso al termine dell’inchiesta. E pensare che nello statuto degli studenti dell’alberghiero si legge: “La vita della comunità scolastica si basa sul rispetto di tutte le persone che la compongono, nel ripudio di ogni barriera ideologica, sociale e culturale”. Parole che ora suonano come una beffa.