Si fa presto a parlare di transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Nonostante la sensibilità politica sia aumentata verticalmente, e adesioni importanti arrivino sia dal mondo delle imprese che dai consumatori, in Italia questo passaggio è in una fase di stallo, principalmente a causa della mancata diminuzione delle emissioni di gas serra, del rallentamento nella produzione da fonti rinnovabili e dell’andamento dei prezzi che, nell’insieme, rimangono superiori alla media Ue. A sostenerlo è l’Enea, nella sua Analisi del sistema energetico italiano diffusa ieri, che per i primi sei mesi dell’anno evidenzia un peggioramento (-5%) dell’indice Enea-Ispred che misura la transizione energetica sulla base dei prezzi dell’energia, della decarbonizzazione e della sicurezza nel sistema energetico nazionale.
“Di queste tre variabili dell’indice solo la sicurezza ha segnato un andamento positivo (+5%) soprattutto grazie all’ampia disponibilità di materia prima sui mercati internazionali, mentre i prezzi e la decarbonizzazione registrano, rispettivamente, un -11% e un -8% andando a penalizzare l’indice”, ha detto Francesco Gracceva, il ricercatore dell’Enea che coordina l’Analisi. “Nonostante la stagnazione dell’economia, l’arretramento della produzione industriale in particolare nei settori energy intensive e il calo dei consumi di energia primaria (-1%), nei primi sei mesi dell’anno le emissioni di CO2 non sono scese, a causa della decisa accelerazione nel II trimestre (+4%). Questi dati – ha aggiunto Gracceva – sottolineano la difficoltà di disaccoppiare consumi energetici ed economia, un fenomeno decisamente negativo che si verifica dal 2015 in poi. E le nostre proiezioni per il resto dell’anno confermano questa criticità”.
Altro elemento di preoccupazione sono i prezzi che, nonostante i forti ribassi dei mercati all’ingrosso, si attestano su valori superiori rispetto alla prima metà del 2018: in particolare, i prezzi del gas sono aumentati del 10% per i consumatori industriali e dell’8% per i domestici, a fronte di un incremento medio Ue del 5%, mentre l’energia elettrica ha segnato un +7%, sia per i consumatori industriali che per i domestici, contro un +4% della media Ue. “Per il consumatore domestico tipo – ha rilevato Gracceva – il prezzo dell’elettricità è costantemente aumentato nell’ultimo decennio, con un +23% nel I semestre 2019 rispetto al I semestre 2009; le imprese, invece, hanno iniziato a usufruire di una serie di cali e, da inizio del 2018, si stanno avvicinando alla media Ue.