Enel ha abusato della sua posizione dominante nel mercato dell’energia e violato gravemente le norme sulla concorrenza. È una conclusione lapidaria quella a cui arriva l’Antitrust nella fase istruttoria del procedimento aperto il 4 maggio 2017 e il cui verdetto è atteso tra pochi giorni. Ipotesi rigettate in toto dai legali dell’ex monopolista elettrico guidato da Francesco Starace, ma che in caso di accoglimento potrebbero far scattare una sanzione pesantissima. Ma andiamo per ordine. La vicenda parte dalla denuncia dell’Aiget, l’associazione italiana dei grossisti di energia e trader, secondo cui Enel ha goduto di un indebito vantaggio sugli altri operatori privati grazie al rapporto verticalmente integrato con Enel Energia Spa e Servizio elettrico nazionale (Sen) Spa. Proprio questi ultimi soggetti sarebbero riusciti a conquistare gran parte dei clienti che hanno accettato di transitare dal mercato tutelato a quello libero, lasciando le briciole a tutti gli altri concorrenti, compreso un gigante industriale del calibro dell’Eni. Un successo – a dire dell’Antitrust – riuscito grazie a una serie di giochetti: 1) l’utilizzo di informazioni commercialmente sensibili ottenute in ragione dell’appartenenza delle società di distribuzione e di vendita dell’energia al medesimo gruppo; 2) l’offerta di condizioni di favore, anche per anni avvenire, a chi fosse transitato sul mercato libero restando però in Enel; 3) la raccolta del consenso a trattare i dati dei clienti, “spingendo” questi ultimi a negare l’autorizzazione a veicolare le informazioni ai potenziali concorrenti.
PROVE IMBARAZZANTI – Come emerge da numerose denunce arrivare all’Autorità, anche con le registrazioni di telefonate da parte di call center, numerosi clienti di operatori privati sarebbero stati inoltre convinti fraudolentemente a lasciare il loro fornitore per tornare in Enel. Una pratica commerciale denominata winback che avrebbe penalizzato in modo superiore alla media il gruppo Green Network. Per dimostrare tutte queste accuse, l’Authority ha disposto l’11 maggio 2017 accertamenti ispettivi nelle società coinvolte, tra cui oltre a quelle citate risultano Axpo Italia Spa, Gala Spa, E.Ja Spa e l’associazione per i diritti dei consumatori Codici. Questa attività ha subito incontrato la collaborazione di Enel, che il 25 settembre 2017 si è impegnata ad assicurare una maggiore separazione dei punti commerciali fisici del Servizio elettrico nazionale e di Enel energia. Un legame che all’epoca era così stretto da registrare al vertice di entrambi i soggetti un unico manager, l’attuale responsabile del mercato italiano, Nicola Lanzetta. Enel, sentita sull’argomento, nega fermamente di aver tratto vantaggio dalla presenza negli stessi locali di personale di Sen ed Enel Energia, e anzi spiega che questa coincidenza era consentita e persino incoraggiata dal legislatore, in un’ottica di riduzione dei costi, con conseguente risparmio dei clienti sulla bolletta. Parallelamente, il gruppo ha chiuso tutti i rapporti con le agenzie e i call center (spesso localizzati all’estero e poco controllabili), annunciando al mercato che non avrebbe più disturbato nessuno per chiedere al telefono di cambiare operatore. Più trasparenza è stata assicurata anche sulla raccolta delle informazioni commerciali presso i clienti e nella gestione delle abilitazioni informatiche all’interno di Enel, atte a prevenire il trafugamento di queste informazioni.
IMPEGNI INSUFFICIENTI – Dopo aver fatto le sue verifiche, l’8 novembre 2017 l’Antitrust ha ritenuto che tali impegni non erano però idonei e sufficienti a far venire meno i profili anticoncorrenziali e ha disposto una serie di audizioni, l’ultima delle quali si è svolta il 23 novembre scorso. In quella sede Enel Energia e Sen hanno spiegato di aver proceduto negli impegni presi, e quantificato il appena ventimila i clienti recuperati sul mercato libero, grazie essenzialmente alle legittime offerte di prezzo più vantaggiose. Secondo l’Autorità restano però una serie di elementi oggettivi che non tornano.
LA STRATEGIA – L’offerta denominata “Sempre con Te”, usata in modo esemplificativo, dimostra “una strategia mirata ad acquisizioni selettive”… e “all’acquisizione massiva dal servizio di maggior tutela”, anche attraverso una campagna di comunicazione “sulla possibilità di mantenere il rapporto con Enel in continuità”. Tale strategia di acquisizione massiccia di clientela – fanno notare a La Notizia fonti che hanno seguito l’istruttoria – è tra le linee strategiche del piano industriale 2019-2021 appena presentato da Starace. Risultato che non si può ottenere se non “forzando” il mercato, come è riportato al punto 129 della stessa istruttoria Antitrust, dove si evidenzia nel 2016 e 2017 una capacità molto limitata di Enel nell’attrarre clienti che stanno già nel mercato libero. Al contrario Enel fa il pieno dei clienti sul mercato tutelato e di quelli che poi passano al mercato libero restano nello stesso gruppo. Inoltre, come evidenziato in particolare dall’Eni, il settore retail elettrico resta molto più concentrato di quello del gas. Per questo “la rilevanza di tali pratiche da parte di Enel ha un effetto di mercato ben superiore a quello di altri operatori, seppure integrati nella distribuzione”. Secondo quanto riportato nelle conclusioni dell’istruttoria Antitrust “il complesso delle evidenze acquisite consente di ritenere che il gruppo Enel, integrato nella distribuzione e nella vendita sul mercato tutelato, abbia posto in essere attraverso la capogruppo Enel Spa, e le società di vendita Servizio Elettrico Nazionale Spa ed Enel Energia Spa nei mercati locali della vendita di energia elettrica ai clienti domestici e non domestici allacciati in basa tensione, nei quali è dominate, alcune condotte… suscettibili di ostacolare i propri concorrenti non integrati e di avvantaggiare la propria società di vendita sul mercato libero, Enel Energia”. “Le suddette condotte – è sempre scritto nell’istruttoria – risultano in violazione della normativa antitrust”.
Un durissimo atto d’accusa, che ricordiamo, Enel contesta interamente, ma che secondo l’istruttoria dell’Antitrust comporta una precisa responsabilità delle società integrate, ma anche della capogruppo guidata da Starace. Responsabilità persino più gravi in considerazione dell’avvicinarsi – continui rinvii permettendo – dell’abrogazione del regime di maggior tutela. Tra pochi giorni è attesa la decisione, con l’eventuale determinazione della sanzione che da regolamento può arrivare “fino al dieci per cento del fatturato realizzato in ciascuna impresa o ente nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente alla diffida”, ma che nel caso in specie “in considerazione dell’accertata corresponsabilità della capogruppo per condotte antitrust delle proprie controllate, l’ammontare monetario di tale limite edittale sarà calcolato sul fatturato realizzato a livello mondiale da Enel Spa”. A ballare, dunque, sono centinaia di milioni, anche se i legali di Enel minimizzano, non solo perché convinti della correttezza nei comportamenti della società, ma anche perché già pronti a ricorrere al Tar.