“I nostri avversari hanno cantato vittoria troppo presto. L’Emilia Romagna li stupirà. Ci stupirà”. Aveva affermato Stefano Bonaccini dal palco del PalaGalassi di Forlì venerdì sera, per l’ultimo comizio di quella che è stata una campagna elettorale lunga, iper personalizzata, anomala per molti versi, in cui non sono mancati veleni e colpi bassi. Perché in ballo vi era ben oltre che la riconquista della Regione. E Bonaccini lo sa. L’uomo del momento da oggi è lui. E non solo entro i confini emiliani romagnoli.
Presidente lei è riuscito nell’impresa di arginare l’ondata sovranista. Questa è una grande “responsabilità”, lo sa?
“Credo di essere stato protagonista di una sfida in cui non ho vinto solo io ma l’Emilia Romagna. E credo, lo dico senza presunzione, di non aver fatto errori, di non essere caduto nelle provocazioni ma di aver sempre parlato di cose concrete. Se ripercorro questi mesi mi rendo conto di aver avuto da un lato un grande coraggio, dall’altro tanta pazienza a non rincorrere polemiche montate ad arte. Penso di aver dimostrato che la cocciutaggine di aver voluto riaffermare i valori fondanti di questa terra abbia pagato rispetto a chi voleva usare l’Emilia Romagna per altri fini”.
Non a caso il giorno della chiusura della sua campagna elettorale ha deposto una corona a Marzabotto, cittadina simbolo della Resistenza. Quanto ha inciso nella sua vittoria il riferimento identitario e valoriale?
“Tantissimo. Venerdì sono stato anche in un piccolo paese di montagna, Monghidoro, amministrato da una civica di centrodestra, dove insieme al sindaco abbiano aperto per la prima volta un nido: quando si governa si deve essere il presidente di tutti, a prescindere dal ‘colore’ e occorre avere uno sguardo sul futuro, sui bambini. Le nuove generazioni. E poi Marzabotto, le radici, i valori, la nostra storia. Centinaia di persone innocenti trucidate dai nazifascisti”.
Anche alla luce di questo, cosa pensa dello slogan “Liberiamo l’Emilia Romagna” utilizzato dal leader della Lega?
“In questa terra tante, troppe persone hanno pagato il prezzo più alto – con la vita – per la Liberazione, quella vera. Lo slogan da lei citato si commenta da solo. Sono orgoglioso di aver dimostrato che Salvini, anche con i suoi slogan e la sua propaganda, si può battere”.
Lei ha fatto un esplicito appello al voto disgiunto. Obiettivo raggiunto?
“Assolutamente sì, devo ringraziare gli elettori dei 5 Stelle ma anche i voti in uscita o il voto disgiunto degli elettori di destra. Neanche io avrei creduto di vincere con un distacco così ampio, evidentemente si sono sentiti ben rappresentati in questi ultimi cinque anni, abbiamo raccolto il consenso sui contenuti. Nell’ultimo anno peraltro coi 5 Stelle abbiamo approvato tutti i provvedimenti insieme, io non avrei mai fatto un accordo con loro solo per fini elettorali, potevamo vincere insieme. Li ho rispettati, non li giudico ma a mio parere hanno perso una grande occasione”.