“Le risposte sono arrivate”, dice soddisfatta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni giunta a Forlì con la presidente della Commissione europea a Ursula von Der Leyen. Per silenziare i fischi e le urla dei cittadini arrabbiati Meloni adotta il tono laborioso e umile delle grandi occasioni. Al suo fianco von Der Leyen definisce “molto toccante essere di nuovo qui in Emilia Romagna dopo le devastazioni dell’alluvione” ricordando “questa enorme massa di fango e l’enorme solidarietà di uomini e donne che si aiutavano l’un con l’altro” che aveva sorvolato in elicottero insieme alla capa del governo.
In Emilia-Romagna il maltempo ha fatto 8,5 miliardi di danni. Dopo i primi ristori i privati non hanno più visto un euro.
Ai cittadini che chiedono soldi per ricostruire più che compassione, la presidente della Commissione Ue annuncia di avere “dedicato un miliardo e 200 milioni a questa regione. Vogliamo aiutarvi a rimettervi in piedi – dice von der Leyen – e ad essere più resilienti. Lo stiamo facendo e lo faremo ancora di più”. Quel miliardo e 200 milioni declamato in pompa magna dalle due premier però tecnicamente è una distrazione di fondi.
Il 25 maggio scorso Meloni disse di avere ottenuto soldi ad hoc per risollevare la Regione dall’Europa, spiegando stizzita alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein che sarebbe stato impossibile utilizzare i fondi del Pnrr poiché “non si sarebbero potuti spendere subito”. Evidentemente Meloni ha cambiato idea: quel poco più di un miliardo festeggiato ieri come “nuova misura” è un travaso di soldi che scompaiono dalle risorse per la prevenzione destinate a altre regioni. L’ha detto chiaramente Meloni ieri ai giornalisti: i soldi ci sono “grazie alla revisione del Pnrr, difesa idraulica, ripristino del patrimonio pubblico, delle scuole e delle infrastrutture sportive”.
Considerando pure la ricostruzione pubblica si parla di 4 miliardi. Meno della metà della somma stimata
Con il Fondo per lo sviluppo e la coesione arrivano 137 milioni per la manutenzione stradale, con rilevazione annuale del fabbisogno delle province. Sfugge un particolare non da poco: i soldi dei fondi Pnrr sono destinati a investimenti pubblici, le persone che protestano là fuori invece hanno bisogno di rimettere in piedi le case e le aziende. Conviene quindi fare un passo indietro. I 5 miliardi di metri cubi d’acqua venuti giù in Romagna fra l’1 e il 17 maggio scorso hanno causato 8,5 miliardi di anni. I conti li ha fatti in fretta la Regione Emilia-Romagna: 3,8 miliardi per il patrimonio pubblico come strade, scuole, canali; 2,2 miliardi per i danni alle abitazioni; 1,8 miliardi per i danni alle attività produttive, comprese le aziende agricole. A questa cifra vanno aggiunti 682 milioni già spesi per fronteggiare l’emergenza e per la messa in sicurezza del territorio, di cui 412 anticipati da Comuni, Province, Regioni e consorzi di bonifica.
Parla di 8,5 miliardi la relazione inviata dal Governo a Bruxelles per accedere al Fondo di solidarietà europeo
Inizialmente il Governo ha contestato la stima redatta da Bonaccini, senza mai entrare nel merito delle cifre. Tutta melina politica visto che di 8,5 miliardi parla la relazione inviata dal Governo a Bruxelles per accedere al Fondo di solidarietà europeo. “Quindi la stima dei danni e l’elenco degli interventi necessari che inviammo subito dopo l’alluvione alla presidenza del Consiglio via Dipartimento nazionale di Protezione civile – in tempi estremamente accelerati rispetto a quanto sempre successo prima in caso di emergenze – si sono rivelati esatti e redatti con serietà, insieme agli enti locali”, sottolineano dalla Regione.
Dopo due mesi e mezzo persi per nominare Commissario il generale di Corpo d’Armata Francesco Figliuolo arrivano 2,5 miliardi per la ricostruzione pubblica (dl 61 e dl 88), 639 milioni per la ricostruzione privata (120 milioni del dl 61 + 519 milioni. del dl 104) e 700 milioni di credito d’imposta per finanziare la ricostruzione privata (legge di bilancio 2024). Totale: meno di 4 miliardi di fronte a danni per più del doppio. “Risarciremo il 100% a chi è stato danneggiato” era stata la promessa della premier con gli stivaloni in mezzo al fango nelle zone allagate, e poi a giugno durante l’incontro con i sindaci a Palazzo Chigi. Dalle alluvioni di maggio sono trascorsi ormai quasi 7 mesi e imprese e cittadini hanno ricevuto pressoché nulla.
Le uniche risorse arrivate alle famiglie sono quelle attivate nella prima fase dell’emergenza
Le uniche risorse arrivate alle famiglie sono quelle attivate nella prima fase da Curcio e Bonaccini: oltre al Cas (Contributo autonoma sistemazione) per chi è fuori casa, il Cis (Contributo immediata sistemazione, sperimentato per la prima volta) per dare subito un anticipo di 3/5 mila euro a chi è stato colpito nella prima casa. La situazione la fotografa la segretaria generale della Cgil Forlì Cesena, Maria Giorgini sul sito del periodo della Cgil: “Il clima è nero, le persone si sentono lasciate sole e senza risposte. Sono arrivati solo i primi ristori, quelli delle domande fatte allora dalla Regione Emilia-Romagna. I primi 3mila euro, per intenderci, che per qualcuno si sono trasformati in 5mila” e “mancano i beni mobili che non verranno risarciti, che in realtà, per buona parte della popolazione, hanno rappresentato il grosso del danno”.