Un “costante aumento” – circa il “600% in due settimane” – di contagi nelle carceri italiane, sia tra il personale, in particolare della Polizia penitenziaria, sia tra i detenuti. A lanciare l’allarme, con una lettera inviata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al sottosegretario Vittorio Ferreresi e ai vertici del Dap, è l’Osapp. Il sindacato, che esprime “grave e motivata preoccupazione”, denuncia una “generale e quanto mai pericolosa promiscuità”, legata all'”assenza di dispositivi di protezione individuale per quanto riguarda i ristretti” nei reparti detentivi e nelle zone di attività e socialità, nonché la “sostanziale assenza di disposizioni di carattere nazionale, ovvero emanate dagli organi del Dap, riguardanti il coordinamento operativo delle misure e degli interventi da adottarsi per prevenire e contrastare il contagio”.
In particolare, si legge ancora nella lettera del segretario generale Leo Beneduci, destano “perplessità” il “reiterato mantenimento senza limitazioni di sorta, da quanto si apprende, dei servizi di traduzione, di piantonamento nonché i colloqui ‘de visu’ tra i detenuti e i familiari/congiunti, anche provenienti da regioni diverse”, dato anche che “i precari divisori in plexiglass installati in fretta e furia nel periodo aprile-maggio sui tavolini delle sale colloqui in carcere non impedirebbero del tutto lo scambio di contatti fisici e di effusioni”.
Secondo l’Osapp, il carcere, dunque, “si presenterebbe quale un’ingiustificata ‘zona franca’ anche rispetto alle recenti ed urgenti misure adottate in Consiglio dei ministri, rivolte alla prevenzione ed al contenimento del contagio e che dispongono per la massima limitazione degli spostamenti, anche attraverso l’adozione di dispositivi per la visione da remoto, persino in ordine alle incombenze di natura giudiziaria e penale”. “Il Dap – rileva ancora Beneduci – avrebbe lasciato ogni responsabilità ed adempimento alla scelta di provveditori regionali e direzioni di istituto penitenziario con ciò, in luogo della necessaria unitarietà d’intervento e di iniziativa, determinando una condizione variegata e quanto mai confusa”.