A Palazzo Chigi si è riunita la conferenza dei capi di gabinetto di tutti i ministri. Al centro della riunione, convocata dal sottosegretario per l’Attuazione del programma di governo, Giovanbattista Fazzolari, il punto sullo stato di adozione dei decreti attuativi previsti dal governo in carica e dai precedenti. Ebbene, Fazzolari ha reso noto che il governo ha reso utilizzabili, nel 2023, risorse per oltre 58 miliardi di euro.
Ma quello che Fazzolari non ha ricordato, nella nota diffusa da Palazzo Chigi, è la montagna dei provvedimenti attuativi non ancora attuati. I numeri si ritrovano però nella terza relazione sul monitoraggio dei provvedimenti legislativi e attuativi dell’esecutivo aggiornata al 30 giugno e sono consultabili sul motore di ricerca presente sul sito dello stesso Dipartimento per il programma di governo.
I decreti attuativi complessivamente previsti dai provvedimenti legislativi d’iniziativa del Governo in carica sono 296. Di questi, alla fine del mese scorso, ne risultavano adottati appena 75. Ne mancano all’appello 221 (oltre 490 se si considerano anche quelli dei primi due governi Conte e del governo Draghi). Di questi quelli il cui termine non è ancora scaduto sono 37, quelli senza termine prefissato sono 119 e quelli che hanno visto scadere il loro termine per l’adozione sono 65.
Il maggior numero (30) deve essere adottato dal ministero dell’Economia e dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, seguito dalla presidenza del Consiglio dei ministri (21), dal ministero dell’Interno e dal ministero del Lavoro (16), dal ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica (15), dal ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste (14) e dal ministero dell’Istruzione e merito (11). Le restanti amministrazioni devono adottare ognuna meno di 10 provvedimenti.
Decreti attuativi mancanti, bloccati 13 miliardi
Secondo un report di Openpolis, che fa il punto al 22 giugno, le risorse bloccate dalla mancata emanazione dei decreti attuativi sono al momento circa 13,2 miliardi, di cui 6,8 miliardi fanno riferimento a quei provvedimenti che avrebbero già dovuto essere pubblicati e la cui data di scadenza non è stata rispettata. Fermandoci al governo Meloni è per esempio scaduto quello che ha per oggetto l’erogazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo di ciclovie urbane intermodali che faceva riferimento al ministero di Matteo Salvini e che, scaduto il primo aprile, prevedeva due milioni di finanziamento quest’anno e altri otto nei prossimi due anni.
Un altro – ministero proponente la presidenza del Consiglio – era relativo alla presentazione delle richieste per la concessione di un contributo straordinario destinato alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che erogano servizi socio-sanitari e socio-assistenziali in regime semiresidenziale e residenziale in favore di anziani, in proporzione all’incremento dei costi sostenuti per l’energia termica ed elettrica nell’anno 2022 rispetto all’anno 2021, e le relative procedure di controllo. Scaduto il 31 gennaio, prevedeva un finanziamento di 5 milioni.
Scaduto il 31 marzo è il testo per la ripartizione delle risorse di cui al Fondo per la decarbonizzazione e per la riconversione verde delle raffinerie esistenti – ministero proponente Ambiente e sicurezza energetica – che prevedeva per il 2002 un finanziamento di 205 milioni, per quest’anno 45 milioni e 10 milioni per il 2024. La lista è lunga e la consultazione sul motore di ricerca riserva sorprese. Con buona pace delle risorse di cui il governo con il sottosegretario Fazzolari si fa vanto di avere sbloccato.
La precisazione
In relazione all’articolo “Emanati 75 decreti attuativi su 296 e Fazzolari ha pure l’ardire di esultare”, pubblicato in data 13 luglio 2023, il Dipartimento per il programma di Governo della Presidenza del Consiglio precisa che l’Esecutivo in carica ha dato priorità al rafforzamento della capacità effettiva di spesa delle risorse stanziate e, come emerge dalla Terza relazione sul monitoraggio normativo, al 30 giugno 2023 ha complessivamente reso disponibile un ammontare di risorse per oltre 51 miliardi, ossia pari al 96,1% di quelle complessivamente previste per l’esercizio finanziario 2023.
Ad oggi, tenuto conto del totale di 53 miliardi di euro stanziati per il 2023 dai provvedimenti legislativi di iniziativa governativa, restano poco più di 2 miliardi la cui concreta spendibilità è subordinata all’adozione di decreti attuativi, di questi, 827 milioni sono relativi a decreti scaduti. Pertanto, la percentuale di risorse a oggi non disponibile a causa di ritardi nell’adozione di decreti attuativi è pari a 1,56% del totale.
Si segnala, inoltre, che il Governo ha, da un lato, sbloccato ulteriori risorse per oltre 6,5 miliardi mediante l’adozione di provvedimenti attuativi ascrivibili alla passata legislatura e, dall’altro, limitato il ricorso a disposizioni legislative che rinviano a decreti attuativi attraverso l’adozione di norme auto-applicative, così da rendere immediatamente disponibili risorse finanziarie aggiuntive. Portando così a quasi 58 miliardi le risorse messe concretamente a disposizione del tessuto economico-produttivo, delle famiglie e delle persone più fragili.
Per quanto riguarda lo stock arretrato, l’attuale Esecutivo, all’atto dell’insediamento, ha ereditato dalla XVIII legislatura un numero di provvedimenti attuativi pari a 376: al 30 giugno 2023, lo stock si è ridotto a 275 e il Governo sta proseguendo nell’attività di smaltimento dell’arretrato, ferma restando l’ovvia esigenza di verificarne la coerenza con le attuali priorità politiche e gli indirizzi strategici.
Per quanto attiene ai provvedimenti attuativi dell’attuale Governo, soltanto per 65 su 221 risultano scaduti i termini di emanazione, perciò, per tutti gli altri citati nell’articolo, 156, l’Esecutivo non è ad oggi “inadempiente”. Ovviamente, la Presidenza del Consiglio ha invitato i competenti Ministeri ad adottare ogni sforzo utile ad indirizzare le priorità di azione verso l’emanazione dei decreti pendenti.
È doveroso, infine, ricordare che l’attuale Esecutivo si è insediato in concomitanza con i lavori della Legge di Bilancio per il 2023, con la conseguenza che, oltre a scontare il fisiologico rallentamento dell’attività amministrativa legato al cambio del Governo, ha dovuto far fronte anche al parallelo e politicamente prioritario impegno di definizione del più rilevante atto di finanza pubblica dell’ordinamento.