Da una parte un’unità che, almeno sul piano elettorale, è solidissima. Dall’altra un’unità più faticosa, ma che alla fine ha retto. Le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria di domenica 17 e lunedì 18 novembre saranno una sfida di fatto a due, in entrambi i casi: centrodestra contro centrosinistra, forze di governo contro campo largo o progressista che dir si voglia. Una sfida che ha visto coinvolti negli ultimi giorni tutti i leader nazionali, con comizi unitari (solo a destra) e iniziative non sempre unitarie tra le province coinvolte dal voto.
La chiusura della campagna elettorale per i leader nazionali è stata principalmente in Umbria, dove la sfida sembra più aperta. Non è un caso che il centrodestra abbia tenuto i comizi finali in Emilia-Romagna a inizio settimana, invece che negli ultimi giorni. Segno che quella sfida è data quasi per persa, al contrario di quella umbra dove si potrebbe profilare un testa a testa. Nel 2024, finora, le elezioni regionali hanno premiato quasi sempre il centrodestra, vittorioso in Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Liguria. L’unica eccezione è la Sardegna, conquistata dall’alleanza Pd-M5S-Avs.
Regionali, la destra tenta l’assalto alla rossa…
Partiamo dall’Emilia-Romagna, Regione storicamente rossa, finora sempre governata dalla sinistra. Le elezioni sono anticipate rispetto al termine della consiliatura che era previsto per il 2025: il presidente uscente, Stefano Bonaccini, ha lasciato l’incarico dopo l’elezione a europarlamentare tra le fila del Pd. Ora a tentare di prendere il suo posto c’è un altro candidato del Pd, il sindaco di Ravenna (dal 2016) e presidente dell’Unione delle province d’Italia (dal 2018), Michele De Pascale. Viene sostenuto da Pd, M5S, Avs, lista Riformisti Emilia-Romagna futura (+Europa, Azione, Partito Socialista e Partito Repubblicano) e Civici, con De Pascale presidente, di cui fa parte anche Italia Viva.
La sfidante è Elena Ugolini, ex rettrice delle Scuole Malpighi di Bologna. È stata anche sottosegretaria all’istruzione durante il governo tecnico Monti. A sostenerla la coalizione formata da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati. Ci sono poi altri due candidati. La campagna elettorale si è concentrata soprattutto sulle alluvioni, due in un anno, che hanno colpito la regione e sulla ricostruzione, su cui si è giocato lo scontro tra destra e sinistra e anche tra governo e amministrazioni locali. Negli ultimi giorni l’attenzione si è spostata sugli scontri delle manifestazioni di Bologna, con tanto di caso politico nato tra il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e il governo.
…E rilancia la sfida all’ex rossa
L’altra sfida, quella su cui punta di più la destra, è in Umbria. Regione sempre guidata dal centrosinistra fino al 2019, quando a vincere è stata Donatella Tesei, oggi candidata per il bis. Un’ex regione rossa, quindi, che dal 2000 è sempre stata amministrata da donne e, probabilmente, continuerà a esserlo. Tesei è sostenuta da FdI, FI, Lega, Noi Moderati, la lista civica Tesei presidente e anche Alternativa Popolare, del sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Tesei è stata in precedenza sindaca di Montefalco e senatrice della Lega.
La principale sfidante è Stefania Proietti, sindaca uscente di Assisi: un profilo civico sostenuto da Pd, M5S, Avs e lista Riformisti e civici-Umbria futura, in cui sono presenti candidati di Azione. A sostenerla anche le civiche Umbria domani, Umbria per la sanità pubblica e Civici umbri (con i candidati di Italia Viva). Gli ultimi giorni di campagna elettorale si sono concentrati sull’inchiesta sull’uso dei fondi europei per la quale la procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di abuso d’ufficio per Tesei, in quanto il reato è stato abolito. Altro tema centrale negli ultimi giorni è stato quello del sostegno di Bandecchi, che ha stretto un accordo con la destra per le elezioni regionali dell’autunno e che in Umbria può avere un peso maggiore, considerando che si tratta del sindaco di Terni.