Gli alleati di Donald Trump non stanno solo osservando la guerra in Ucraina: stanno lavorando attivamente per ridisegnarne la leadership. Secondo quanto rivelato da Politico, quattro membri senior dell’entourage dell’ex presidente hanno tenuto incontri segreti con gli oppositori politici di Volodymyr Zelenskyy, nel tentativo di forzare un’elezione anticipata che potrebbe rimuoverlo dal potere. Un’operazione diplomatica parallela, mentre da Washington si esercita pressione sul leader ucraino perché “collabori” con i piani di Trump per una rapida fine del conflitto.
Al centro delle trattative ci sono due figure ben note nella politica ucraina: Yulia Tymoshenko, l’ex prima ministra dalla carriera tanto longeva quanto opportunistica, e Petro Poroshenko, predecessore di Zelenskyy e magnate dell’industria dolciaria. Entrambi, ufficialmente, si dicono contrari a elezioni durante la guerra, ma dietro le quinte aprono canali con il team di Trump, cercando di accreditarsi come interlocutori più accomodanti rispetto a un presidente che rifiuta di piegarsi.
Il piano delle elezioni-lampo
L’idea è semplice: forzare un’elezione presidenziale anticipata in Ucraina, nonostante la legge marziale in vigore, con la promessa di un cessate il fuoco temporaneo. A spingere per questa soluzione non è solo Trump, ma anche Mosca, che da anni sogna di eliminare Zelenskyy dalla scena politica. Il pretesto fornito dagli emissari trumpiani è che “senza elezioni, l’Ucraina non è una democrazia”, un mantra ripetuto fino alla nausea da figure come Tulsi Gabbard, ora a capo della National Intelligence. Una narrazione che fa comodo al Cremlino, che considera il voto anticipato una ghiotta occasione per destabilizzare l’Ucraina dall’interno.
C’è però un problema: Zelenskyy è ancora nettamente il favorito nelle intenzioni di voto. Secondo un recente sondaggio della società britannica Survation, il presidente in carica è al 44% delle preferenze, con il principale rivale, l’ex comandante dell’esercito Valery Zaluzhny, staccato di oltre venti punti. Tymoshenko e Poroshenko, nonostante le loro ambizioni, navigano rispettivamente intorno al 5% e al 10%, numeri che non li rendono candidati credibili.
Trump, però, non si preoccupa tanto delle percentuali quanto della possibilità di logorare Zelenskyy e di creare una nuova leadership più malleabile. Per riuscirci, sta facendo leva su due strumenti: la minaccia di congelare gli aiuti militari e l’isolamento diplomatico dell’Ucraina, che senza il sostegno di Washington rischia di trovarsi senza munizioni, senza copertura aerea e senza protezione internazionale.
Una guerra per procura politica
L’operazione va oltre le elezioni. Trump e i suoi stanno premendo su Zelenskyy affinché accetti una trattativa di pace immediata, anche a costo di cedere territori all’invasore russo. Una strategia che sta mandando in confusione la politica ucraina: molti parlamentari e leader di partito, anche all’interno del blocco di governo, stanno cominciando a prendere contatti informali con la squadra di Trump per non restare esclusi dal nuovo equilibrio di potere che potrebbe emergere.
“L’élite politica ucraina è sotto shock”, ha dichiarato Ruslan Bortnik, direttore dell’Ukrainian Institute of Politics. “Capiscono chiaramente che senza il sostegno degli Stati Uniti, l’Ucraina rischia di essere sconfitta”. Ed è proprio questo il punto: con la minaccia di ritirare il supporto, Trump sta cercando di plasmare il futuro del Paese a suo piacimento.
Non è un caso che, a pochi giorni dallo scontro tra Trump e Zelenskyy alla Casa Bianca, senatori repubblicani abbiano cominciato a suggerire che l’Ucraina “ha bisogno di un nuovo leader”. Trump stesso, in una delle sue dichiarazioni sprezzanti, ha affermato che Zelenskyy “non durerà a lungo” se non si piegherà al piano di pace americano.
L’ombra del Cremlino
Nonostante il tentativo di Trump di presentarsi come un mediatore, il suo piano ricalca quello che Putin persegue da anni: eliminare Zelenskyy e indebolire l’Ucraina con il pretesto di un processo democratico. Lo stesso Oleksandr Merezhko, presidente della Commissione Affari Esteri del parlamento ucraino, ha dichiarato che la pressione per un voto anticipato “è un progetto russo, e Trump ne è il veicolo”.
Zelenskyy ha risposto spiegando ai giornalisti a Londra che l’unico modo per impedirgli di candidarsi sarebbe vietargli di partecipare. Ma la realtà è più complessa: mentre la politica americana si ridisegna intorno alla figura di Trump, l’Ucraina rischia di diventare la prima vittima di una nuova fase del trumpismo, dove la guerra si gioca non solo con i missili, ma con le elezioni pilotate.
Se Trump riuscirà a imporre il suo piano, per l’Ucraina si aprirà un nuovo fronte: quello della guerra politica, dove la minaccia non viene solo da Mosca, ma anche da Washington.