Il «diritto di tribuna» è la mossa del segretario del Partito Democratico Enrico Letta per allargare il suo oramai famoso campo largo. Una strategia però che non sta raccogliendo tutti i frutti sperati ma le trattative e i dialoghi continueranno nei prossimi giorni.
Elezioni, il diritto di tribuna cos’è
In vista delle elezioni del 25 settembre, il segretario del Partito Democratico sta utilizzando la strategia del «diritto di tribuna» per allagare l’Alleanza e contrastare la coalizione del centrodestra. Con il «diritto di tribuna», i partiti più piccoli possono godere di seggi, in modo da «aggirare» la soglia del 3% prevista dalla legge elettorale ed avere la possibilità più concreta di essere eletti in Parlamento. Letta sta dando la possibilità a tutti coloro che fanno parte delle cosiddette liste alleate di rientrare nel gruppone di “Democratici e Progressisti” e formare un grosso polo del centro-sinistra.
Ci sono stati già i primi rifiuti dei Verdi e Sinistra Italiana che incontreranno lo stesso il segretario dei Dem per discuterne e non è detto che possa esserci un cambio di rotta. Mentre Renzi ha già dichiarato di correre da solo.
Luigi Di Maio starebbe valutando di accettare la proposta di Letta
Sembra che la proposta di Letta stia facendo riflettere seriamente nelle ultime ore Luigi Di Maio. Non potendo correre negli uninominali per il veto di Carlo Calenda il ministro degli esteri rischierebbe seriamente di rimanere fuori dal prossimo Parlamento (che il suo simbolo raggiunga il 3% nazionale pare infatti molto difficile). Proprio per questo sapere il Pd ha fatto che “offrirà il diritto di tribuna in Parlamento ai leader dei diversi partiti e movimenti politici del centrosinistra che entreranno a far parte dell’alleanza”.
Un primo duro attacco alla strategia di Letta è arrivato dal leader del Movimento 5Stelle Giuseppe Conte: “Il Pd sembra il centro per l’impiego di coloro che hanno cambiato casacca. Letta mi ha molto colpito quando è intervenuto da Parigi e ha chiesto l’investitura da segretario: nel suo programma c’era il progetto di una riforma dei regolamenti parlamentari per contrastare i cambi di casacca. Adesso vedo un Pd che è diventato una sorta di ufficio di collocamento per coloro che hanno cambiato”. Per questo, ha spiegato ancora il leader M5S, la candidatura di Luigi Di Maio “non mi sorprende: che facciano, sono legittime scelte di cui risponderanno agli elettori”.
In più, c’è Alessandro Di Battista all’attacco di Luigi Di Maio sul diritto di tribuna. Sulla sua pagina Facebook Di Battista dice che il leader di Impegno Civico «non ha un voto. Chi conosce il fanciullo di oggi, lo evita. Trasformista, disposto a tutto, arrivista, incline al più turpe compromesso pur di stare nei palazzi. Perché il PD dovrebbe concedergli il “diritto di tribuna”, un modo politicamente corretto per descrivere il solito paracadute sicuro, tipo la Boschi candidata a Bolzano nel 2018?».