Quando ci sono le elezioni Amministrative il ritornello è sempre lo stesso: guai a usarle come termometro per misurare lo stato di salute dei partiti perché sul territorio vigono altre logiche rispetto a quelle nazionali. Assunto tendenzialmente corretto, per carità. Ma che stavolta vale in maniera relativa. Perché il voto di oggi (ballottaggio domenica 25 giugno), che da Nord a Sud riguarderà alcune delle città più importanti (Parma, Genova, Palermo, Verona solo per citarne alcune), sarà anche l’unico test nazionale prima delle prossime Politiche che si svolgeranno in autunno (se si troverà un nuovo accordo sulla legge elettorale) o a febbraio 2018. Nessuno però, a meno di colpi di scena, farà passi falsi prima di un mese, pena il rischio di andare incontro al più clamoroso degli autogol. A cominciare dal nuovo-vecchio segretario del Pd Matteo Renzi, conscio del fatto che, in caso di risultati insoddisfacenti (il pericolo è alto), vedrà i suoi detrattori presentargli immediatamente il conto. Non è un caso che le trattative sulla legge elettorale siano state posticipate a dopo il voto Amministrativo. Gli snodi centrali della discussione infatti sono due: le contese locali permettono sia la possibilità di coalizzarsi, circostanza che l’Italicum non prevedeva così come il Tedeschellum “morto” giovedì alla Camera, sia il ballottaggio, che secondo la Consulta – per com’era congeniato l’Italicum – avrebbe determino una lesione della rappresentatività degli elettori. Allora il Centrosinistra, forse proprio per “pesare” il valore delle forze in campo, si presenterà più spaccato rispetto al Centrodestra nei 1.021 Comuni che andranno alle urne.
Ordine sparso – Il caso limite è quello di Gorizia, in Friuli-Venezia Giulia (Regione governata dalla demDebora Serracchiani), dove l’area vedrà ai blocchi di partenza la bellezza di 6 aspiranti primi cittadini – il Pd ha deciso di sostenere la candidatura dell’ex giornalista Rai Roberto Collini. Gli scissionisti di Movimento Democratico e Progressista (Mdp) invece non correranno con il loro simbolo, ma in alcune realtà saranno comunque schierate al fianco del partito del Nazareno. Qualche esempio? Ad Alessandria (Piemonte), la sindaca uscente Maria Rita Rossa cercherà di superare il rivale del CentrodestraGianfranco Cuttica anche coi voti dei bersaniani; stesso discorso a La Spezia, la città del GuardasigilliAndrea Orlando, con Paolo Manfredini che sarà sostenuto pure da Psi e Idv contro Pierluigi Peracchini. Al contrario, il Centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) marcerà unito in quasi tutti i Comuni con qualche clamorosa eccezione. A Palermo, Fabrizio Ferrandelli è appoggiato da FI e Udc ma non da FdI e Noi con Salvini, la costola sudista del Carroccio, che puntano invece sull’ex “Iena” Ismaele La Vardera. Mentre il già citato Peracchini ha visto convergere su di sé oltre ad azzurri, leghisti e il partito di Giorgia Meloni anche La Spezia popolare, derivazione di Alternativa popolare di Angelino Alfano. Poi, ovviamente, ci sono i 5 Stelle. Inutile ricordare che i pentastellati correranno da soli, come nella logica del Movimento. Ma con qualche grattacapo e il rischio flop.
Uno contro l’altro – Per come sono stati gestiti, i casi Parma e Genova rischiano di costare cari a Beppe Grillo e co. Nel capoluogo ligure, addirittura, sono tre i candidati che pescano nel bacino del M5S. Luca Pirondini, che da secondo classificato alle comunarie si è ritrovato ad essere il candidato “ufficiale”,Marika Cassimatis, “scomunicata” da Grillo dopo il voto sul blog e in corsa con una sua lista civica ePaolo Putti, consigliere comunale fuoriuscito e a capo di “Chiamami Genova”. Così, nella città che ha dato i natali a Grillo, la sfida per la successione a Marco Doria è fra Gianni Crivello (Centrosinistra) e Marco Bucci (Centrodestra).
VERONA
Nella guerra dei sondaggi che in vista del ritorno alle urne di domani ha animato il dibattito, a Verona l’unica certezza è che per la prima volta dal 2007 ai blocchi di partenza per conquistare la poltrona di primo cittadino non c’è Flavio Tosi. Non potendosi ricandidare, visto il limite dei due mandati, però, l’ex leghista, oggi leader di Fare! (il movimento centrista che ha fondato a luglio 2015 dopo l’espulsione dal partito di via Bellerio) ha piazzato il colpo-Bisinella, cioè Patrizia, senatrice che ha lasciato il Carroccio il 14 marzo 2013 e sua compagna. Basterà questo escamotage per convincere i veronesi? Al momento sembra proprio di no. I sondaggi commissionati dai partiti parlano infatti di un duello tra il candidato del Centrodestra Federico Sboarina e quello del Centrosinistra Orietta Salemi, vincitrice delle primarie. Intorno a Sboarina si è riunita tutta l’area: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Idea (il movimento dell’ex ministro Gaetano Quagliariello). Salemi, oltre che su quello dei dem, può contare invece sul sostegno di due liste civiche. Ma della partita, oltre alla Bisinella, fa parte anche il Movimento 5 Stelle. Al Nord però i pentastellati fanno ancora fatica a sfondare, così il candidato Alessandro Gennari rischia di fermarsi al primo turno (quarto). Altre 6 le liste in corsa: da quella di Michele Bertucco a quella di William Dapiran.
PARMA
Nel 2012 fu ribattezzata “la Stalingrado dei grillini”, e invece oggi Parma rischia di trasformarsi nella Waterloo dei 5 Stelle. Nonostante la cacciata dal Movimento, infatti, con la sua “Effetto Parma” Federico Pizzarotti resta il grande favorito di questa seconda tornata che lo vede di nuovo candidato per la poltrona di sindaco. Ma quello che i grillini rischiano nella città emiliana è una figuraccia senza precedenti. A fine maggio secondo un sondaggio di Ixè per Agorà, infatti, il candidato del M5S Daniele Ghirarduzzi era praticamente ultimo, con Pizzarotti lanciatissimo verso la riconferma. È chiaro che, come nella maggior parte dei 1.021 Comuni che domani andranno alle urne, anche in questo caso la sfida si deciderà al ballottaggio del 25 giugno. Paolo Scarpa, sostenuto da Partito democratico e due liste civiche, parte dietro al primo cittadino uscente. Molto più staccata, invece, la candidata del Centrodestra, Laura Cavandoli. Su di lei hanno virato Forza Italia, Lega, FdI e la lista Insieme per il futuro. Non solo. In corsa, oltre ai tre blocchi principali, ci sono altre liste per 6 candidati: Ettore Manno (Pci), Luigi Alfieri (lista civica), Pia Russo (lista Nuova Parma), Filippo Greci (SiAmo Parma), Laura Bergamini (Parma comunista) ed Emanuele Bacchieri (Casapound).
PALERMO
A Palermo succede di ritrovarsi, cinque anni dopo la sconfitta contro Leoluca Orlando, l’allora vincitore delle primarie e candidato del Pd Fabrizio Ferrandelli in corsa col Centrodestra. Tutto vero. Sulla griglia di partenza, insieme ad altri sei sfidanti, ci saranno ancora loro due, “Leoluca” e “Fabrizio”. Il primo, che a 69 anni riparte favorito, potrà contare sull’appoggio di cinque liste civiche ma, soprattutto, su Democratici e popolari, nata dall’unione fra Pd, Centristi per l’Europa e Ap di Angelino Alfano. Senza dimenticare, in questo “fritto misto” alla palermitana, Sinistra comune, con dentro Rifondazione e SI. A sostegno del 37enne Ferrandelli, oltre a Forza Italia, c’è pure l’Udc, ma non Lega e Fratelli d’Italia, Noi con Salvini e il partito della Meloni hanno infatti scelto di appoggiare (con la lista unica Centrodestra per Palermo) l’ex inviato de “Le Iene” Ismaele La Vardera. Tra mille polemiche e problemi giudiziari, i 5 Stelle schierano invece Ugo Forello. Una scelta, quella di puntare sul leader di Addiopizzo, che a Palermo ha spaccato il Movimento. Nelle scorse settimane è circolato in rete un audio nel quale uno degli addetti alla comunicazione del M5S raccontava, in modo non proprio esaltante, particolari sulla gestione dell’associazione di Forello (confermato da Grillo).
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