La Corte Suprema israeliana ha rigettato il ricorso di Shmuel Peleg, nonno di Eitan Biran. A renderlo noto è la famiglia secondo cui il bambino, unico superstite della tragedia della funivia del Mottarone, torna ora in Italia come disposto dalle prime due sentenze israeliane (leggi l’articolo). Il piccolo Biran dovrà quindi rientrare in Italia, insieme alla zia paterna e tutrice Aya Biran, entro due settimane.
Il bambino di 6 anni era finito al centro di una disputa legale per la sua custodia dopo che il nonno, l’11 settembre scorso, lo aveva prelevato a Pavia, senza autorizzazione e portato a Tel Aviv (leggi l’articolo). La sentenza della magistratura israeliana a favore del rientro in Italia di Eitan Biran è “legalmente, moralmente e umanamente corretta”, hanno commentato i legali della zia paterna Aya Biran, Shmuel Moran e Avi Chimi.
“Lo Stato di Israele – ha detto, invece, il nonno – oggi ha rinunciato a un bambino ebreo indifeso e cittadino israeliano senza che la sua voce fosse ascoltata, a favore di vivere in una terra straniera, lontano dalle sue radici, dalla sua amata famiglia e dal luogo dove i suoi genitori e fratellino sono sepolti”.
“Continueremo a lottare in ogni modo legale per riportare Eitan in Israele – ha fatto sapere Peleg tramite il portavoce Gadi Solomon – e impedire la rottura del legame con la famiglia della sua defunta madre Tal, impostagli da sua zia. Chiediamo alle autorità italiane di riesaminare il processo decisionale viziato, che ha costretto Eitan a essere nuovamente strappato alla sua famiglia”.
Due mandati di cattura, chiesti dalla Procura di Pavia, erano stati emessi il 10 novembre scorso nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan e del 50enne Gabriel Alon Abutbul, cittadino israeliano che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato a Lugano per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv.
La Procura generale di Milano, a cui è stata inoltrata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Pavia, ha trasmesso al ministero della Giustizia la “richiesta di estradizione” per entrambi da Israele verso l’Italia. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti italiani, Peleg avrebbe prelevato suo nipote con l’aiuto di Abutbul per poi imbarcarlo su un aereo noleggiato appositamente da una compagnia tedesca, costato “42mila euro a Gabriel Alon Abutul”.
Peleg e Alon, sempre secondo quanto ha riferito la Procura di Pavia, sono “accusati, unitamente alla connazionale Esther Athen Cohen“, nonna materna, “dei reati di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e inosservanza dolosa di provvedimento del Giudice” ai danni di Eitan e della zia Aya Biran, “tutore legale dello stesso minore”. Eitan “a seguito di una visita concordata tra la zia” e il nonno l’11 settembre (leggi l’articolo) “è stato condotto in Israele da quest’ultimo e da un terzo soggetto, poi identificato per il connazionale residente a Cipro”, ossia Abutbul, “varcando il confine elvetico a bordo di un’autovettura noleggiata dal nonno per giungere presso l’aeroporto di Lugano-Agno.
Gli investigatori, si legge ancora, “sviluppando e analizzando scrupolosamente i dati relativi al traffico telefonico e ogni altra informazione acquisita nel corso dell’attività di indagine, hanno riscostruito in dettaglio la pianificazione del reato da parte degli indagati, ricostruzione, peraltro, resa ardua attesi i presunti trascorsi di appartenenza militare degli indagati”. Peleg e Abutbul si sono mossi, spiegano i pm, in “modo ‘ombroso’ sul territorio italiano con l’utilizzo anche di più autovetture a noleggio e comunicando tra loro con utenze telefoniche estere”.