Egitto, arresti e deportazioni forzate di massa contro i rifugiati sudanesi. Amnesty: “L’Ue rischia di essere complice”

Amnesty denuncia il ruolo controverso dell'Unione Europea nel supportare le politiche egiziane sui rifugiati sudanesi

Egitto, arresti e deportazioni forzate di massa contro i rifugiati sudanesi. Amnesty: “L’Ue rischia di essere complice”

Le autorità egiziane, che beneficiano anche di fondi europei, stanno conducendo una campagna brutale di arresti di massa e deportazioni forzate contro i rifugiati sudanesi. In un rapporto sconcertante Amnesty International denuncia come circa 800 sudanesi siano stati rimpatriati con la forza da milizie finanziate anche da Bruxelles tra gennaio e marzo 2024, negando loro il diritto fondamentale di chiedere asilo. Questi arresti, eseguiti al Cairo, a Giza e ad Assuan, hanno creato un clima di terrore tra i rifugiati, costretti a vivere nascosti per paura di essere catturati.

Le storie sono terribili: donne, uomini e bambini prelevati dagli ospedali e portati in strutture di detenzione improvvisate, spesso sporche e disumane, gestite dalle guardie di frontiera egiziane. Detenuti in condizioni crudeli, sono stati poi caricati su autobus e furgoni per essere deportati al confine sudanese. È l’ennesimo tradimento dei valori umani più elementari, perpetrato per di più con il sostegno dell’Unione europea.

Arresti e deportazioni: la mano pesante dell’Egitto sui rifugiati sudanesi

La crisi umanitaria in Sudan ha radici profonde. Dal conflitto scoppiato nell’aprile 2023, oltre 2 milioni di persone hanno lasciato il paese e più di 9 milioni sono sfollati interni. Nel Darfur occidentale, gli attacchi delle milizie delle Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno causato migliaia di vittime, configurando crimini contro l’umanità e pulizia etnica. Edem Wosornu delle Nazioni Unite ha definito la situazione “uno dei peggiori disastri umanitari nella memoria recente”.

L’Unione Europea, però, è sorda e intanto firma un accordo di finanziamento di 80 milioni di euro con l’Egitto, destinato a rafforzare le forze di frontiera e la guardia costiera per impedire la migrazione verso l’Europa. Questi fondi, secondo il capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, sono per “la gestione delle frontiere, la ricerca e il salvataggio e le operazioni anti-contrabando”. Ma cosa si nasconde dietro queste parole? La realtà è che l’Ue sta contribuendo a finanziare una macchina di repressione che arresta e deporta i rifugiati sudanesi.

A marzo 2024, l’Ue ha promesso ulteriori 7,4 miliardi di euro all’Egitto, di cui almeno 200 milioni destinati a combattere la migrazione. Ma è migrazione quella di persone che fuggono dalle guerre e dai massacri? Per il diritto internazionale certamente no.

Finanziamenti europei e violazioni dei diritti: il ruolo dell’Ue nella crisi umanitaria

Amnesty International è chiara: “L’Ue rischia di essere complice nelle violazioni dei diritti umani da parte dell’Egitto”. Sara Hashash, portavoce di Amnesty, ha dichiarato: “È inconcepibile che donne, uomini e bambini sudanesi in fuga dal conflitto armato nel loro paese vengano arrestati in massa e arbitrariamente detenuti in condizioni deplorevoli e disumane prima di essere illegalmente deportati”.

L’UNHCR ha documentato circa 3.000 persone deportate in Sudan dall’Egitto solo nel settembre 2023. Di fronte a queste cifre, l’indifferenza europea è disarmante. L’Egitto, alle prese con una grave crisi economica, sta utilizzando la situazione dei rifugiati per ottenere maggiori fondi internazionali, avviando un audit per calcolare il costo di questa popolazione. Ma la domanda è: quanto vale la vita di un rifugiato sudanese per l’Europa?

Il conflitto in Sudan, definito un incubo umanitario, continua a generare un flusso incessante di rifugiati. La risposta dell’Ue, tuttavia, sembra essere quella di alzare muri e finanziare regimi repressivi, piuttosto che offrire protezione e sicurezza a chi ne ha disperato bisogno. È un tradimento dei valori fondamentali su cui l’Europa si è costruita.