Ormai la Meloni spadroneggia alla Rai. Ha piazzato solo amici. Con quali risultati, lo vediamo tutti.
Mirta Maselli
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Gentile lettrice, sì, c’è un fuggi fuggi generale del pubblico. Quando gli ascolti sono prossimi allo zero (1-2%, meno di un documentario sulle zebre) con programmi che costano milioni di euro, di fatto si gettano nel gabinetto i soldi degli italiani. Tutto parte dalla ridicola ambizione della premier della Garbatella di ribaltare l’egemonia culturale della sinistra e crearne una della destra, il che è un ossimoro giambrunesco. Anche perché chiamando in Rai amici e famigli esperti di trippa alla romana più che di orizzonti culturali, si cade nell’egemonia sub-culturale, come successo con Avanti popolo di Nunzia De Girolamo, già ministro di Forza Italia e moglie del senatore piddino Francesco Boccia. Il programma, annunciato con le trombe per la modica cifra di 6,4 milioni di euro (200mila a puntata, mentre quello di Bianca Berlinguer ne costava 80mila), ha esordito nel regno del ridicolo con l’intervista della De Girolamo a suo marito (a quando la suocera?) ed è poi affondato nell’infamia quando la conduttrice ha intervistato la vittima di uno stupro di gruppo a Palermo: la ragazza era esposta a viso scoperto con nome e cognome, mentre la De Girolamo le faceva ascoltare le intercettazioni degli stupratori e le leggeva i commenti sui social. Conclusione: 300 intellettuali hanno firmato una lettera di protesta alla Rai e un esposto all’Agcom per la “violazione dei basilari principi deontologici”. Ecco servita l’egemonia sub-culturale. Per cosa? Per il 2,7% di audience. Cioè zero.
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