“L’Italia cambia l’Europa”. Lo slogan di Giorgia, stampato in bella vista sulle T-Shirt esibite alla convention di Fratelli d’Italia, dove la premier ha annunciato la sua candidatura a capolista in tutte le circoscrizioni alle elezioni Ue, lascia un interrogativo in sospeso. Come? Un indizio è il via libera definitivo di ieri del Consiglio Ue al nuovo Patto di Stabilità. Approvato anche con il voto favorevole dell’Italia dopo che, non più tardi di qualche giorno fa, le delegazioni dei partiti della maggioranza si erano astenute al Parlamento europeo per non metterci (e rimetterci) la faccia, sconfessando il governo che lo aveva a sua volta sottoscritto a dicembre.
L’imbarazzo degli eurodeputati del Centrodestra è comprensibile. A differenza del governo, per essere rieletti a Strasburgo avrebbero dovuto, tra poco più di un mese, presentarsi dinanzi agli elettori giustificando il loro assenso a una riforma che obbligherà l’Italia a tagli fino a 13 miliardi l’anno già dalla prossima Manovra per adeguarsi ai nuovi parametri europei. In altre parole, il ritorno dell’austerity. Se questo è il modo in cui Meloni intende cambiare l’Europa, c’è poco da stare allegri pure per i piani che il governo ha in mente per l’Italia. Dall’Autonomia differenziata, che rischia di spaccare in due il Paese tra Regioni ricche e povere, al premierato, la madre di tutte le riforme (copyright Meloni), che non ha eguali in nessun’altra democrazia – sarà un caso? – ed è stato eliminato perfino nell’unica in cui lo hanno sperimentato (Israele).
Per non parlare dell’unicum di un presidente del Consiglio che alla convention del suo partito solidarizza con il capo di governo di un paese straniero (l’albanese Rama) indispettito da un’inchiesta giornalistica del Servizio Pubblico controllato dallo stesso esecutivo. Un episodio sintomo di un’avversione alla libera informazione comune, in verità, al potere in ogni sua forma e colore. Ma che con le destre al governo ha ormai superato i livelli di guardia. Ci vuole del resto una stampa ridotta a cassa di risonanza dell’esecutivo per non guastare la narrazione degli eroici patrioti con l’immagine di un governo con le brache calate davanti alla stessa Europa che promette di cambiare. Altrimenti poi Giorgia chi la vota?