L'Editoriale

Un Paese in fuga

Un Paese in fuga

Un bagno di sangue. Sotto la pioggia di critiche che viaggiano di pari passo con le audizioni in corso in Parlamento. Al punto che i rilievi sulla Legge di Bilancio del governo ormai non si contano più. “Numerosi interventi non seguono un disegno organico di riforma e non appaiono sostenere adeguatamente le potenzialità di crescita…” (Ufficio parlamentare di bilancio). Non a caso nel 2024, “la variazione del Pil dell’Italia”, cioè la crescita, “dovrebbe collocarsi al di sotto dell’obiettivo del governo (1%) per almeno un paio di decimi di punto percentuale”, cioè non oltre lo 0,8%. Ma non è tutto. “La distanza tra l’andamento della spesa” – che nel 2026 dovrebbe tornare al 6,4% (il livello pre-pandemia) – “e del finanziamento del Servizio sanitario nazionale genera”, sempre secondo i tecnici del Parlamento, “il rischio di aumento del disavanzo dei Servizi sanitari regionali”. Gli effetti, peraltro, si vedono già. “Nel 2023 la quota di persone che hanno rinunciato a curarsi si attesta al 7,6% sul totale della popolazione” (Istat) contro il 6,3% del 2019. Come mai? Il 4,5% “a causa delle lunghe liste d’attesa”, il 4,2% “per motivi economici”.

Sul fronte fiscale, poi, mentre il governo sta pensando a riaprire i termini del concordato preventivo (ennesimo assist agli evasori), “il disegno basato su soglie fisse per scaglioni di reddito genera inevitabilmente discontinuità che a regime potrebbero essere significative e compromettere l’equità del prelievo” (Bankitalia). Per non parlare dell’innalzamento dell’aliquota di prelievo sulle criptovalute dal 26 al 42% che potrebbe “indurre i soggetti che avevano scelto di adempiere ai propri obblighi dichiarativi e fiscali a tornare a occultare le proprie attività, ad esempio trasferendole presso operatori extra-Ue”. Mentre la finta tassa sugli extraprofitti delle banche (in realtà un mero anticipo di imposta), “si rifletterebbe in una perdita di gettito ancora più pronunciata a partire dal 2027” (Corte dei Conti). Insomma, la lista delle criticità è lunga. A partire dalle funeree previsioni di crescita del Paese. Dove “l’unica Italia che continua a crescere”, stando al Rapporto della Fondazione Migrantes, è “quella che ha scelto l’estero per vivere”. Come hanno fatto 652mila cittadini dal 2020 ad oggi. Chissà come mai.