Nell’Italia della memoria corta, disposta a dimenticare e a perdonare tutto, liquidando come gaffe o goliardate persino parole e richiami al periodo più nero – in tutti i sensi – della nostra storia, ci tocca l’ingrato compito di rimettere in fila i fatti nella speranza che l’amnesia diffusa non degeneri in pandemia.
Ieri il ministro degli Esteri Tajani, reduce dalla buona performance elettorale di Forza Italia, ha annunciato in Parlamento il nono pacchetto armi per l’Ucraina, rimasto casualmente congelato durante la campagna elettorale ma prossimo al via libera ad urne ormai chiuse. Armi difensive, ha sottolineato il ministro. Ovviamente dovremo credergli sulla parola: oltre agli aiuti militari è stato confermato infatti pure il segreto di Stato sulle forniture a Kiev.
E meno male che ad informarci c’è la Rai. La TeleMeloni che per la Meloni in questione è sinonimo di pluralismo. Talmente pluralista che il Comitato di redazione di RaiNews24 si è visto costretto a vergare ieri un comunicato di fuoco contro il direttore. Ritenendo “grave e deprecabile che dopo oltre quattro giorni” la testata “non abbia dato copertura all’inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia”.
Nonostante il caso abbia “determinato reazioni politiche anche a livello internazionale”, visto che “la questione è stata sottoposta alla Commissione europea che ha condannato ‘la simbologia del fascismo’…”, e nazionale, con il Pd che ha presentato un’interrogazione in Senato.
Come peraltro accaduto, secondo il Cdr, sulla notizia riportata da Politico.eu secondo cui Ursula von der Leyen avrebbe fatto ritardare la pubblicazione di un “documento che critica l’Italia per il peggioramento delle condizioni in cui si trovano ad operare i media dall’avvento del governo Meloni”.
Intanto, le opposizioni sono scese in piazza contro la riforma Spacca-Italia dell’Autonomia e la deriva autoritaria del premierato, a pochi giorni dall’aggressione da parte di alcuni deputati delle destre al collega M5S Donno, reo di aver tentato di consegnare il tricolore al ministro Calderoli.
Abbastanza per far passare l’aggredito da aggressore e sanzionarlo insieme a chi lo ha assalito in Aula a Montecitorio. Ricordare non è un obbligo. Ma in certi casi è un dovere.